F35, nuovo schiaffo all’Italia, sarà in Olanda e non a Cameri il magazzino dei pezzi di ricambio e relativo indotto

Era il 6 agosto scorso che con notevole clamore mediatico la Corte dei Conti lanciò l'allarme F-35 parlando di costi raddoppiati, ma anche della impossibilità di ritirarci dal programma del super-caccia che oltre ai 5 anni di ritardo fa registrare una quantità di fondi già impegnati tale che ci obbliga a proseguire nel progetto.
Spiegavano i magistrati contabili che "la valutazione complessiva del progetto deve tener conto, proprio in termini squisitamente economici, della circostanza che l'esposizione fin qui realizzata in termini di risorse finanziarie (3,5 miliardi di euro fino a fine 2016 e più di 600 milioni ulteriori previsti nel 2017), strumentali ed umane è fondamentalmente legata alla continuazione del progetto". Il volume economico stimato per i prossimi vent'anni, spiegava la Corte, pur nella sua visione più ottimistica, assume dimensioni ragguardevoli (circa 14 miliardi di dollari) ma non va sottovalutato l'effetto moltiplicatore sull'indotto. La Corte dei Conti avverte anche che "l'opzione di ridimensionare la partecipazione nazionale al programma, pur non soggetta di per sé a penali contrattuali, determina potenzialmente una serie di effetti negativi" in termini economici ed occupazionali. Per l'Italia spiegavano i magistrati contabili sono intervenute due decisioni politiche: la prima nel 2012 che ha ridotto da 131 a 90 il numero di velivoli da acquisire; la seconda nel 2016 ha impegnato il governo, per aderire alle indicazioni parlamentari, a dimezzare il budget dell'F-35, originariamente previsto in 18,3 miliardi di dollari.
La prima decisione ha avuto un costo per la base industriale: la perdita, in quota percentuale, delle opportunità di costruire i cassoni alari a Cameri, che presupponeva il mantenimento del volume di acquisti oltre il numero di 100 velivoli. La seconda ha per ora prodotto solo un rallentamento del profilo di acquisizione fino al 2021, con un risparmio temporaneo pari a 1,2 miliardi di euro nel quinquennio 2015-2019, ma senza effetti di risparmio nel lungo periodo. Il rallentamento generale subito dal programma - si legge nella relazione della Corte dei Conti - ha evitato che questa decisione, presa sul piano nazionale, assumesse un carattere traumatico".
Fin qui quanto sostenuto dalla Corte dei Conti, ma con una inquietante temporale coincidenza solo pochi giorni dopo, a Ferragosto, ecco che arriva, esattamente il 14 una inaspettata doccia fredda , il Pentagono ha ufficializzato la sua decisione di costruire in Olanda il magazzino dei pezzi di ricambio per le flotte europeo-mediterranee del Lockheed Martin F-35, e in Australia quello per le flotte dell’area Asia-Pacifico. L'Italia resta quindi fuori da questo importante sviluppo del programma.
Dal Pentagono hanno spiegato la scelta operata nell’ambito della sua Global Support Solution Strategy per l’assegnazione delle prime attività di manutenzione strutturale del velivolo e del motore, il Joint Strike Fighter Program Office del Pentagono spiegano ha preventivamente vagliato le credenziali e possibilità pratiche offerte sia dagli otto partner internazionali del programma che dai tre clienti Foreign Military Sales. Concluse le valutazioni, la scelta è caduta sull’Olanda. Partner di secondo livello come l’Italia. Meccancismi a parte il risultato è che ci viene soffiato un business valutato intorno al miliardo di dollari. Ma non è solo fatto economico diretto ma anche indiretto perchè l'Olanda si è assicurata con questa risorsa fondamentale per l’esecuzione del programma un ruolo cruciale nel sostegno tecnico-logistico delle centinaia Joint Strike Fighter che opereranno al di qua dell’Atlantico.
Così a lavorate saranno non meno di una settantina di imprese olandesi con l’industria aeronautica locale Fokker in testa. Lavoro dato non tanto dal contratto principale sulla conservazione e smistamento delle parti di ricambio ma quanto alle attività tecnologiche connesse alla loro gestione. La decisione in favore del Paese di tulipani appare poco chiara per almeno due motivi, la prima è tecnica, l’Italia al momento è l’unico partner del progetto a disporre in Europa di una grande infrastruttura a supporto del programma – la linea di assemblaggio di Cameri con le relative stazioni di manutenzione – e conseguentemente delle potenzialità necessarie ad assicurare il sostegno logistico degli aerei dei partner europei. A Cameri vi sono conoscenze, spazi a elevato tenore tecnologico e misure per la loro gestione in sicurezza. Secondo motivo più “politico”, come del resto spiegato proprio dalla relazione della Corte dei Conti sullo stato della partecipazione al progetto Joint Strike Fighter ed è relativo agli scarsi ritorni economico-occupazionali. l’Italia è già stata penalizzata significativamente dalla riduzione degli impegni relativi di acquisto dagli originari 131 esemplari a 90. Ma se questa è la ragione della “punizione” americana all'Italia non si capisce perché la scelta sia caduta sull’Olanda dato che anche l’Olanda ha ridotto il suo interesse per gli F35 ed in misura superiore al Belpaese, all’inizio ne voleva 85, ma si fermerà a 37, meno della metà. Per quali ragioni è stata trattata meglio dell'Italia? E' evidente che sono intervenuti fattori di natura politica di cui il nostro Paese doverebbe tenere conto nel rapporto con l'alleato a stelle e strisce e magari anche la Corte dei conti potrebbe rivedere la proprie posizioni il Bicchiere non è mezzo pieno, rischia di diventare totalmente vuoto. Ma temiamo che invece gli interessi non certo nazionali verranno sacrificati a beneficio di pochi, del resto la notizia del nuovo schiaffo sugli F35 guarda caso non ha avuto grande eco sulla stampa mainstream.