Estremisti ebrei incendiano una casa in Cisgiordania: arso vivo bimbo palestinese di 18 mesi

Questa volta anche da parte del governo israeliano non vi sono stati tentennamenti, l'incendio provocato da coloni israeliani e che è costato la vita a un bimbo palestinese nella Cisgiordania occupata è un "atto terroristico". A dirlo il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che si è detto "sconvolto" dalla tragedia. "E' un chiaro atto di terrorismo e Israele agisce con durezza contro il terrorismo a prescindere da chi siano gli autori", ha spiegato Netanyahu preoccupato dalla probabile reazione palestinese e più in generale di quella araba ed internazionale. Così con inusitata rapidità, l'esercito israeliano ha istituito dei posti di blocco nella zona e schierato soldati nel tentativo di trovare gli autori del gesto. I sospetti sono tutti appuntati su coloni estremisti considerato che sui muri delle due case a cui è stato appiccato il fuoco sono state ritrovate frasi inneggianti alla "vendetta" e "lunga vita al Messia" prima di scappare. Inutile dire che la tensione nell'area è altissima considerato che Hamas aveva già dichiarato per oggi venerdì di preghiera la "giornata della rabbia" in relazione agli scontri registrati al Monte del Tempio, immaginarsi adesso con l'innocente vittima arsa viva nella casa vicino a Nablus. L'incendio è stato infatti appiccato a due case all'estrema periferia di Kfar Duoma una località appunto vicino a Nablus. Una delle due case era vuota, ma nell'altra dormiva una famiglia, che è stata svegliata dai rumori e dal divampare delle fiamme. Secondo la ricostruzione di fonte palestinese  alcuni coloni, almeno quattro, hanno lanciato bombe molotov contro la casa, gli aggressori avrebbero rotto i vetri delle finestre  prima di gettare dentro le molotov per poter essere certi che gli ordigni incendiari sviluppassero le fiamme anche all'interno della casa e non si limitassero a danneggiare i muri esterni sui quali prima di scappare hanno scritto con vernice spray frasi inneggianti alla vendetta (vedi foto di vetrina). Il piccolo si chiamava Ali Saad Daubasha ed aveva 18 mesi. Secondo i testimoni il padre è riuscito a salvare la moglie e l'altro bimbo ma non è riuscito ad individuare nel fumo e nel buio il più piccolo, Ali. Il padre e la madre, Saad e Reham ed un altro figlio di 4 anni, Ahmad, sono stati ricoverati in ospedale a Nablus. Da parte palestinese si punta il dito contro le autorità israeliane:  "Un crimine di questo tipo non sarebbe avvenuto se il governo israeliano non insistesse nel costruire insediamenti e nel proteggere i coloni", ha spiegato il portavoce Nabil Abi Rdainah in un comunicato diffuso tramite l'agenzia di stampa palestinese Wafa.