Erdogan a Sarajevo: Acceso comizio elettorale del presidente turco che non nasconde le mire sui Balcani

Erdogan “invade” la Bosnia Erzegovina, che diventa area di intervento primario del presidente turco con la politica estera Ue praticamente insistente nonostante il rischio di creare una pericolosa zona di influenza nel cuore dei Balcani e quindi dell'Europa. L'Italia, in assenza di un governo mantiene comunque rapporti con quella realtà soprattutto a livello economico grazie alla settantina di investimenti diretti dall’Italia e alla presenza di imprese in Bosnia a capitale italiano.
Del resto il confine della Bosnia Erzegovina (BiH) è a poco più di 300 km dal confine italiano ( Trieste) e la capitale Sarajevo a poco più di 500. E' naturale quindi che un interscambio economico con l'Italia possa essere importante. Del resto il mercato della Bosnia Erzegovina (BiH) si caratterizza per una significativa apertura verso i prodotti provenienti dai Paesi dell’Unione Europea Italia compresa. Questo anche grazie e all’Accordo di Stabilizzazione e Associazione (ASA) tra l’UE e la Bosnia Erzegovina, in vigore dal 1 giugno 2015, con il quale tutti i beni importati in BiH saranno progressivamente esentati da dazi doganali fino alla completa liberalizzazione nell’arco di 5 anni: in primis le materie prime ed i macchinari non presenti in BiH e per ultimi i prodotti agricoli.
L’Italia è tradizionalmente tra i primi partner economici della Bosnia Erzegovina e anche per il 2017 ha il secondo posto nella classifica dei partner commerciali, grazie ad un interscambio complessivo di circa 1.672,5 milioni di euro (10,98% dell’interscambio totale della BiH), costituito da 618,17 milioni di euro di importazioni e da 1.054,3 milioni di euro di esportazioni. Risulta però necessario lavorare ancora per appianare gli ostacoli esistenti allo scambio bilaterale; tra questi ricordo le difficoltà della Bosnia Erzegovina ad esportare beni agroalimentari e lattiero-caseari nell’UE e le complesse procedure a cui gli esportatori italiani sono sottoposti per l’importazione in BiH di alcune categorie di prodotti come quelli chimici, farmaceutici e agroalimentari. Gli amichevoli rapporti politici tra i due Paesi, sanciti anche dalla stipula di una serie di accordi di natura economica, quali l’Accordo sulla Promozione e la Protezione degli Investimenti (entrato in vigore dal 2005) e l’Accordo contro la doppia imposizione, hanno permesso alle imprese di instaurare forti legami di collaborazione, infatti, in Bosnia Erzegovina vi è anche una significativa presenza di imprese con capitale italiano. Questa premessa economica è fondamentale per capire quanto possa essere rischiosa l'incursione di Recep Tayyip Erdogan che due giorni fa ospite nella capitale Sarajevo si è concesso un vero e proprio bagno di folla con un comizio di fronte a migliaia di suoi connazionali giunti da vari Paesi europei per acclamarlo e sostenerlo ma con un messaggio preciso per gli islamici di Bosnia. Ufficialmente l scopo del comizio era elettorale in vista delle elezioni anticipate, politiche e presidenziali, del 24 giugno prossimo in Turchia, ma è ovvio che si paralva a nuora perchè suocera intenda. Erdogan, per il suo incontro con la diaspora dei turchi in Europa ha ripiegato sulla capitale bosniaca, città con popolazione in larga maggioranza musulmana, dopo il rifiuto opposto da Germania, Austria e Olanda, Paesi dove vivono e lavorano consistenti comunità turche. La convention elettorale di Sarajevo è stata però anche una conferma precisa della volontà della Turchia di Erdogan di allargare e intensificare la propria influenza sui Balcani, una regione di interesse strategico rimasta in passato per secoli sotto la dominazione dell’Impero ottomano, insomma se l'ue non mi vuole, sembra dire Erdogan, io mi prendo il mio spazio di agibilità. Una situazione geo-politicamente pericolosa , molto di più delle migrazioni dei disperati dall'Africa e che la politica italiana ed europea sembra non cogliere.
“La Turchia non lascerà mai sola la Bosnia sulla strada delle integrazioni euroatlantiche – ha detto Erdogan dopo un incontro con Bakir Izebegovic, attuale presidente di turno della presidenza tripartita bosniaca – e non ha mai avuto ‘intenzioni nascoste’ nei confronti della Bosnia se non la prosperità del Paese in particolare sul piano dell’economia”. “Salvaguardate la vostra fede e la vostra lingua. Se le perdete, sarete persi», ha detto. «Insegnate ai vostri figli la lingua materna, e tenete presente che devono conoscere bene il turco, ma anche il tedesco, l’inglese o il bosniaco”. Forte appoggio alla leadership di Erdogan secondo fonti d'agenzia sarebbe proprio venuto dal presidente di turno della presidenza tripartita bosniaca, il musulmano Bakir Izetbegovic, secondo il quale Erdogan “è stato Dio al suo popolo. E voi turchi d’Europa avete il dovere di aiutarlo”. Significativamenete però gli altri due membri della presidenza bosniaca –il serbo Mladen Ivanic e il croato Dragan Covic – non hanno partecipato ai colloqui bilaterali marcando ancora una volta una divisione non certo superata con la “pace” dopo la devastante guerra civile degli anni 90.