Ennesima “svista” nella riforma costituzionale, negli Statuti delle regioni autonome c’è l’incompatibilità di carica.

Che siate per il si o per il no un dato della riforma costituzionale Boschi-Renzi è chiaro, non è un testo fatto bene, tanto che anche alcuni sostenitori dei principi che vuole introdurre ammettono per onestà intellettuale che la riforma è scritta con i piedi.
Ma c’è di più, anche dal punto di vista sostanziale, la riforma costituzionale, tanto spinta dal premier Matteo Renzi su cui ci pronunceremo il 4 dicembre, ha delle pecche piuttosto gravi non solo nella forma e farraginosità di alcuni articoli, ma contiene dei grossi problemi di rapida applicabilità. Un fatto che è sfuggito o almeno non è stato adeguatamente pubblicizzato è che se passasse la riforma, il Friuli Venezia Giulia così come la Sicilia e la Sardegna resterebbe senza rappresentanza nel nuovo Senato o quanto meno senza rappresentanza di collegamento con il consiglio Regionale. Fatto grave per un Senato che viene raccontato come rappresentativo proprio delle istanze dei territori. Il motivo? Ci si  è dimenticati da parte degli estensori della norma nazionale di verificare se la carica di senatore fosse compatibile o meno con quella di Consigliere Regionale nelle regioni a statuto speciale. Così si scopre leggendo gli Statuti delle Regioni autonome (il testo citato è quello del Fvg ndr) che: “L’ufficio di consigliere regionale è incompatibile con quello di membro di una delle Camere, di un altro Consiglio regionale, di un Consiglio provinciale, o di sindaco di un Comune con popolazione superiore a 10 mila abitanti, ovvero di membro del Parlamento europeo”. La norma e chiara e non fa riferimento all’inserimento in liste elettorali, non parla di candidature o di inelegibilità alla carica di Senatore ma parla di incompatibilità con la poltrona. La logica del passato era infatti che un consigliere regionale in carica si potesse candidare e solo se eletto doveva optare dimettendosi per salire sullo scranno di senatore. Con la riforma Boschi-Renzi le dimissioni da Consigliere regionale non potranno essere fatte pena l’automaticamente decadimento dalla nomina di senatore. Insomma un pasticcio dal quale si potrebbe uscire solo modificando lo Statuto regionale, cosa come si sa non facile e comunque decisamente lunga nei tempi. Per capire di cosa parliamo basta leggere l’art. 64 dello stesso statuto che recita: “Per le modificazioni del presente Statuto si applica la procedura prevista dalla Costituzione per le leggi costituzionali. L’iniziativa per le modificazioni appartiene anche al Consiglio regionale. I progetti di modificazione del presente Statuto di iniziativa governativa o parlamentare sono comunicati dal Governo della Repubblica al Consiglio regionale, che esprime il suo parere entro due mesi”. Insomma anche se il 5 dicembre ci svegliassimo con la riforma costituzionale approvata, il cammino per i nuovi senatori del Fvg, della Sicilia e Sardegna verso Roma sarebbe irto di ostacoli.