Emergenza pandemie da superbatteri, un pericolo da non sottovalutare

E' emergenza nel Regno Unito, ma non solo, per la diffusione di infezioni causate dai cosiddetti "batteri resistenti agli antibiotici" (Amr o Antimicrobial Resistance Infection). Secondo un rapporto del governo britannico in caso di epidemia potrebbero esserci fino a 200 mila contagi e 80 mila vittime solo in Gran Bretagna. Ovviamente la cifra si alzerebbe in maniera esponenziale nel resto d'Europa. Il rapporto pubblicato nel mese di marzo ma i cui contenuti sono apparsi solo ora sul Guardian, rilancia un allarme non nuovo sulla necessità di sviluppare nuovi antibiotici perché, in caso contrario, anche operazioni di routine potrebbero diventare procedure ad altissimo rischio. Non solo. Il rischio di nuove infezioni da batteri antibiotico-resistenti è "destinato ad aumentare significativamente nel corso dei prossimi 20 anni". Preoccupazione è stata espressa dal primo ministro David Cameron che ha detto di temere "un ritorno agli anni bui della medicina". Il rapporto sui batteri resistenti agli antibiotici in uso è stato elaborato dal Dipartimento per la gestione delle emergenze nazionali di Downing Street, sostanzialmente equivalente a dipartimento per la Protezione Civile di Palazzo Chigi. L'Oms Organizzazione Mondiale della Sanità, nel primo rapporto globale pubblicato nel 2014, ha dichiarato che siamo di fronte a una minaccia reale per la salute pubblica, aggravata dal fatto che non ci sono nuove importanti classi di antibiotici in fase di sviluppo. Il grande rischio sarebbe legato non solo ad un utilizzo eccessivi di antibiotici negli esseri umani ma soprattutto negli animali legati alla catena alimentare. In sostanza il cibo proveniente da animali allevati in determinati contesti, come gli allevamenti intensivi di polli, dove la somministrazione massiva di antibiotici, rischia di passare agli uomini superbatteri resistenti a qualunque antibiotico. Il problema è che il contagio non avverrebbe con il consumo delle carni ma in maniera generalizzata. Insomma neppure vegetariani e vegani sarebbero al riparo. In realtà il problema è già presente, sono infatti più di quattro milioni gli europei colpiti ogni anno da infezioni, con una stima di 147mila morti per quadri morbosi che non si riescono a gestire nemmeno in ospedale proprio perchè i comuni antibiotici hanno scarso effetto. Le infezioni letali più frequenti sono le polmoniti, a seguire le proliferazioni batteriche a livello dell'apparato urogenitale (rene, vescica, prostata e apparato riproduttivo nell'uomo, utero, vagina e annessi nella donna). Particolarmente frequenti anche le setticemie propagate attraverso il sangue e i contagi di origine gastrointestinale. Esistono però valide alternative per sbarrare la strada alle infezioni comuni del tratto respiratorio e urinario. Occorre migliorare le norme igieniche e ridurre ulteriormente il ricorso agli antibiotici in modo da riservare a questi farmaci un ruolo risolutivo nelle complicanze più impegnative. Secondo una ricerca europea, la scarsa igiene delle mani raddoppia la probabilità di diffusione di germi nocivi. Preoccupa inoltre l'abuso di medicinali veterinari negli allevamenti di bestiame: le carni sono più garantite sotto il profilo sanitario, ma come contraltare si induce nei consumatori un’assuefazione agli antibiotici introdotti per via alimentare. L'Italia, assieme al Belgio e Francia, è una delle nazioni dove si prescrivono più antibiotici sia livello ospedaliero che di comunità. Le resistenze agli antibiotici si stanno diffondendo, nella misura del 5%, anche fuori dagli ospedali e dalle case di riposo per anziani. I soggetti a più alto rischio di infezione sono i trapiantati, gli anziani, le persone sottoposte a cure oncologiche e con problemi di malattie debilitanti sotto il profilo immunitario. In Francia è stata documentata la presenza di batteri multiresistenti anche negli asili infantili. Insomma una questione da non sottovalutare ed anche se da parte ministeriali giungono rassicurazioni forse varrebbe la pena spiegare con apposite campagne informative quali comportamenti utilizzare sia a livello igenico che nelle cure delle patologie.