Editoria: Cambio al vertice de il Sole 24 Ore, si dimette l’ad Moscetti

Ancora un cambio al vertice de Il Sole-24Ore che visto il passato ha quasi dell'incredibile. A meno di due anni dal suo arrivo, Franco Moscetti si è arreso nonostante abbia riportato i conti della società editrice in utile, dopo una serie di bilanci in rosso, l'ex manager che in passato ha guidato per dieci anni il gruppo Amplifon, si è dimesso. Ad annunciarlo un comunicato ufficiale dove lo stesso Moscetti ha spiegato di aver rassegnato le dimissioni, ma lo ha fatto perché era venuta meno la fiducia dei soci di controllo, di fatto gli aderenti a Confindustria.
Formalmente ora si apre l'iter per la ricerca del successore ed il timore è che arrivi un tagliatore di teste. Voci non confermate parlano di Giuseppe Cerbone, al momento amministratore delegato dell'agenzia Ansa e in passato direttore generale proprio a Il Sole-24Ore di cui conoscerebbe struttura e segreti. In altre parole, dopo aver provato con un manager che arrivava da altre esperienze, ora Confindustria torna sui suoi passi e punta ancora su chi ha esperienze di gruppi editoriali. In sostanza nonostante i risultati, a Moscetti viene rimproverata la gestione economica perché non sempre il ritorno all'utile coincide con il rilancio finanziario anno spiegato dal gruppo. E' vero, ammettono che da quando è arrivato Moscetti sono stati tagliati costi per 42,2 milioni di euro e sono state istituite e messe in opera le migliori pratiche di governance tra cui la nomina dell'Organismo di Vigilanza, presieduto dall'ex magistrato di Mani Pulite Gherardo Colombo, ma è anche vero che i ricavi non sono aumentati come sperato. “Abbiamo un 2017 che si è chiuso con un utile di 7,5 milioni (dopo il rosso di 92 milioni del 2016), e un primo trimestre 2018 positivo per 1,3 milioni a fronte di 25,6 milioni di perdita dell'anno precedente. Ma i ricavi sono scesi a 229 milioni, anche per la vendita del 49% delle Business School, il ramo dedicato ai corsi di formazione”. Ma ha bruciare è stato l'andamento in Borsa con il titolo sceso al minimo storico e con l'aumento di capitale da 50 milioni di un anno fa (di cui 30 a carico di Confindustria) "bruciato" per un terzo.