E’ stata tortura a Genova, ma vale solo 45.000 euro a vittima

"Non abbiamo bisogno delle elemosine del governo italiano. Nessuno ha mai chiesto scusa per i fatti di Bolzaneto. Non solo, l'ordinamento giuridico italiano non ha mai introdotto il delitto di tortura nel codice penale e queste sono le ragioni per ritenere da parte dei miei assistiti questa proposta come insufficiente". Parole decise quelle dell'avvocato Riccardo Passeggi che ha il compito di difendere due delle tante persone che, ai tempi del G8 genovese, subirono pesanti violenze prima alla scuola Diaz e, poi, dentro la caserma Bolzaneto. L'Italia, con una lettera alla Corte europea per i diritti dell'uomo, ha infatti proposto un risarcimento per danni morali alle vittime che vi avevano fatto ricorso.

La somma è di 45mila euro a testa in cambio del ritiro del ricorso e di tutte le accuse formulate: il nostro governo non è ancora riuscito ad inserire nell'ordinamento giuridico quel reato di tortura che renderebbe l'Italia un paese più moderno e non uno in cui possano accadere fatti inauditi senza che sia possibile individuare i colpevoli. Il bello è che i nostri tribunali hanno rilevato che ciò che accadde a Genova ormai quasi 15 anni fa fu senz'ombra di dubbio 'tortura': mancando però la legge, non esiste nemmeno la pena.

Il tentativo fatto dal nostro Ministero degli Esteri vuole evitare un'altra sentenza di condanna da parte della Corte europea per i diritti dell'uomo, incurante del significato profondo di una simile azione e senza preoccuparsi troppo, molto probabilmente, del messaggio lanciato. Le vittime delle violenze di Genova sono ricorse invece proprio a Strasburgo per l’incapacità tutta italiana di punire i torturatori.

Ridurre al silenzio le vittime non è però certo la soluzione. La Corte europea ha già condannato l'Italia più di sei mesi fa per le torture ad opera della Polizia ed anche perchè, dopo tanti anni trascorsi, nessun governo ha adeguato l'ordinamento legislativo nazionale al fine di punire il reato. Una legge all'altezza servirebbe a tutelare le tante persone che nelle forze dell'ordine si distinguono da quei pochi che abusano della propria posizione di forza.

Allo stato attuale sono quasi 100 le persone che hanno finora presentato un ricorso all'Europa per i fatti della Diaz. Ma l'Italia, lo sappiamo, è ancora immobile in molte questioni legate al vivere civile. Chissà quanto ancora dovremo aspettare prima che la tortura venga riconosciuta come un reato, con dei responsabili e delle sanzioni: speriamo che la svolta non arrivi dopo altri accadimenti simili a quelli del G8 del 2001.