E’ morto Licio Gelli, il Gran Maestro della loggia P2. Meglio nota come “organizzazione criminale”

«Con la P2 avevamo l'Italia in mano. Con noi c'era l'Esercito, la Guardia di Finanza, la Polizia, tutte nettamente comandate da appartenenti alla Loggia». Sono parole pronunciate da Licio Gelli, morto ieri ad Arezzo, durante un'intervista rilasciata a la Repubblica nel 2008. E' stato un faccendiere ed imprenditore che, dal fascismo fino a ieri, ha attraversato in lungo ed in largo quelli che ancora sono vissuti come gli episodi più tragici e controversi della storia italiana.

Fascista ed aderente alla Repubblica di Salò, Gelli fu condannato dalla giustizia più volte durante gli anni successivi. Gli fu inflitta la pena di 10 anni per calunnia aggravata dalla finalità di terrorismo nelle azioni di depistaggio rispetto alle indagini condotte sulla strage avvenuta alla stazione di Bologna (1980).

La P2 è stata una loggia massonica deviata che operò in maniera eversiva nei confronti dell'ordinamento giuridico nazionale: fu la Commissione parlamentare d'inchiesta Anselmi a riconoscerne le attività d'una vera e propria "organizzazione criminale". Tanto che si rivelò necessaria una legge ad hoc per decretarne la fine: vi appartenevano infatti militari, imprenditori, uomini delle istituzioni, banchieri etc. (un migliaio all'incirca gli iscritti).

Licio Gelli e la P2 presero parte anche al cosiddetto golpe Borghese (tentato colpo di stato del 1970), furono coinvolti nella strage dell'Italicus e nello scandalo del Banco Ambrosiano. In seguito a questo Licio Gelli ha scontato 12 anni per bancarotta fraudolenta terminati con gli arresti domiciliari proprio ad Arezzo: l'assassinio di Roberto Calvi ed ancora altre vicende hanno riguardato l'oscura biografia di un uomo che ha avuto a che fare con quella parte dei servizi segreti che ha lavorato spesso in direzione contraria agli interessi della democrazia e degli Italiani.