Deceduta la giornalista tunisina Lina Ben Mhenni, simbolo della rivoluzione dei gelsomini. Era stata candidata al premio Nobel per la Pace

Lina Ben Mhenni

È morta a soli 36 anni dopo una lunga malattia che l'aveva costretta a un trapianto di rene, Lina Ben Mhenni, blogger, giornalista, paladina del diritto alla libera espressione e attivista dei diritti umani. Figlia di Sadok Ben Mhenni, militante marxista imprigionato da Habib Bourghiba, docente universitaria di Linguistica, nel 2011 Lina aveva conquistato di forza un ruolo nella politica tunisina, raccontando con i suoi post franchi e decisi sul blog “Una ragazza tunisina” quella che lei chiamava “Rivoluzione della dignità” fino a conquistare, a 28 anni, la candidatura al Nobel per la pace. Il suo blog divenne famoso in tutto il mondo durante la rivoluzione dei gelsomini nel 2011 in Tunisia ed è stata spesso considerata come "la voce della rivolta tunisina". Quando Mohamed Bouazizi, l'attivista tunisino che si era dato fuoco a dicembre del 2010 per protestare contro le condizioni economiche della Tunisia, morì il 4 gennaio del 2011, ​Lina Ben Mhenni fu la prima a raccontare quanto stava accadendo sul suo blog. Pubblicò, per le edizioni Indigène, "Tunisian Girl, blogueuse pour un printemps arabe", in cui raccontava la sua storia di blogger indipendente e di manifestante, prima e dopo la rivoluzione. Nel 2011 venne candidata al premio Nobel per la Pace e molti sono stati i riconoscimenti che ha ricevuto in questi anni, tra i quali il Premio Roma per la Pace e l'Azione Umanitaria, il Premio come migliore reporter internazionale del quotidiano El Pais nel 2011, il Premio Sean Mac Bride per la Pace, il Premio Minerva per l'azione politica, il Premio Ischia Internazionale di Giornalismo nel 2014. Negli anni successivi alla rivoluzione si è sempre interessata ai problemi della gente denunciando le violazioni ai diritti umani e i soprusi al potere, finendo anche per vivere sotto scorta per le minacce di morte ricevute. Ultimamente aveva aderito con entusiasmo al movimento #EnaZeda, traduzione letterale di 'Anch'io', versione tunisina del fenomeno mondiale #Metoo a difesa di tutte le donne tunisine molestate.