Due pesi e due misure Ue con la Grecia e la Turchia

Due sono i presupposti che l’Ue considera essenziali per far parte della Comunità: l’equilibrio economico-finanziario e il rispetto dei diritti umani. Ma Bruxelles applica due pesi e due misure nel giudizio sui Paesi che fanno già parte dei 28 o bussano alla porta dell’Unione. Il caso più evidente è quello della Grecia e della Turchia. Atene rischia infatti di essere sbattuta fuori per la valanga di debiti accumulati nei decenni trascorsi. E chi chiede un po’ di solidarietà ai partner più forti si sente sempre ‘rispondere picche’. Con la sola eccezione della Francia (specialmente ai tempi di Sarkozy) si chiude invece un occhio sulla violazione dei più elementari diritti ad Ankara e Istanbul. Basta rileggere la recente intervista rilasciata dal nuovo ministro degli Esteri italiano Gentiloni. La motivazione di questo atteggiamento è chiara: la Turchia ha sì alla guida un dittatore come Tayyip Erdogan, ma il suo Governo islamico si definisce moderato e quindi costituisce un possibile ponte tra l’Occidente e la galassia di oltranzisti islamici che circondano il Bosforo. Poco più di una speranza, forse un’illusione. Basti ricordare la sprezzante risposta di Erdogan a Papa Francesco che ha ‘osato’ denunciare il massacro turco degli armeni, il primo genocidio del secolo scorso. Almeno i tedeschi hanno chiesto perdono per gli scempi nazisti e il Cancelliere Willy Brandt, ex borgomastro di Berlino, si è inginocchiato nel ghetto di Varsavia. Erdogan invece ‘eccelle’ in durezza tirannica anche sul piano interno e ha fatto approvare una serie di misure draconiane per impedire manifestazioni come quelle a fine maggio di due anni fa quando migliaia di giovani invasero Gezi Park, a due passi dalla centralissima Piazza Taksim. Non volevano che fossero abbattuti molti alberi per costruire un supermercato. Prendendo a spunto l’uccisione, da parte di un gruppo marx-leninista, di un giudice che indagava sulla morte di un quindicenne per gli eccessi della polizia (quante similitudini con la morte di Giuliani e l’assalto degli agenti alla scuola Diaz durante il G8 di Genova!), Erdogan ha fatto approvare una serie di draconiane misure di sicurezza. Mentre l’Ue ha condannato l’Italia, finge invece di non vedere quel che accade in Turchia dove il Premier, già al potere da 13 anni, vuol evitare turbolenze per indirizzare a suo piacimento le elezioni legislative imminenti. Magari con brogli, punta alla maggioranza assoluta in Parlamento per il suo partito, l’Akp islamico conservatore. In tal modo potrà modificare la Costituzione e trasformare il Paese in una Repubblica presidenziale. E l’Ue tace… mentre urla contro la derelitta Grecia.

Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it