Dopo migliaia di morti in mare e in terra, la Ue si è accorta (forse) di essere davanti alla peggior crisi umanitaria dalla fine della seconda guerra mondiale

Viene da chiedersi quanto durerà lo sdegno suscitato dalle foto del bimbo siriano, annegato con mamma e fratellino su una spiaggia turca e da quelle sulla “marchiatura” dei profughi in repubblica Ceca. Speriamo che quelle immagini “forti” non vengano presto dimenticate come avvenne in passato per quelle delle bare a Lampedusa o del relitto dei quasi mille morti in fondo al canale di Sicilia. Questa volta la probabilità che qualcosa di concreto verrà fatto c'è, e non solo perchè ad essere interessati al fenomeno non sono solo le Cenerentole della politica Europea, Italia e Grecia, ma perchè la rotta balcanica preoccupa molto i paesi del centro e nord Europa che hanno visto come un tradimento la virata compiuta da Angela Merkel in favore della accoglienza. Certo la Germania nella sua scelta è favorita dal fatto di avere necessità di manodopera a basso costo, ma comunque avrebbe potuto trovare modi diversi per soddisfare le richieste delle sue aziende industriali che fra l'altro hanno preteso garanzie che la manodopera non venga spedita indietro almeno per tre anni. Un ragionamento certamente sensato sul piano degli investimenti sulle risorse umane ma che potrebbe creare non pochi futuri problemi. In realtà però la questione è più politica che economica, perchè alcuni leader europei si sono resi conto che quanto sta avvenendo non è una emergenza destinata a venir riassorbita rapidamente, non durerà qualche settimana, ma siamo dinnanzi alla peggiore crisi umanitaria dalla Seconda Guerra Mondiale. Per questo la notizia di oggi dell'appello congiunto di Roma, Parigi e Berlino è molto importante, la pressione dei tre Paesi stanno convincendo la Commissione europea a chiedere agli Stati di rivedere gli accordi iniziando dal dividersi l'accoglienza di altri 120mila profughi in aggiunta ai 40mila proposti a maggio. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, illustrerà le nuove misure nel discorso sullo Stato dell'Unione, mercoledì prossimo al Parlamento europeo, mentre i leader di Francia e Germania hanno preannunciato una proposta per una redistribuzione "obbligatoria e permanente" dei migranti.
In tutta risposta Budapest si è ancora di più irrigidita: "fino a nuova decisione", non partiranno più treni alla volta dell'Europa occidentale. Il premier Viktor Orban è stato categorico non permetterà ai migranti di lasciare l'Ungheria senza essersi prima registrati. Così l'unico treno carico di profughi partito si è fermato a una quarantina di chilometri da Budapest, il treno era diretto a Sopron, ma è stato bloccato a Bicske, vicino a uno dei maggiori centri di accoglienza del Paese. Per questo molti immigrati temendo di essere “internati” si sono rifiutati di scendere e la polizia è intervenuta energicamente. Isolata l'area ha chiesto ai media presenti di allontanarsi. Intanto in repubblica Ceca la polizia ha smesso di segnare i profughi con un numero scritto sulla pelle, dopo le polemiche sulle scritte a pennarello tracciate sulle braccia le autorità hanno disposto l'utilizzo di "braccialetti con i dati di identificazione" del tipo di quelli che vengono posti negli ospedali ai pazienti. L'altra notizia eclatante è che l'effetto mediatico delle foto ha avuto un grande effetto in Gran Bretagna, non solo sui giornali che hanno criticato pesantemente la “chiusura” totale di Cameron contestato tanto dal Partito laburista che da parlamentari conservatori per le sue politiche, ma addirittura 140mila persone hanno firmato una petizione on-line perchè il Regno Unito fornisca asilo a un maggior numero di rifugiati. Notizie anche dalla Turchia che ha comunicato che continuerà a tenere le porta aperte ai profughi nonostante la crisi dei suii centri d'accoglienza ormai al collasso. Durissime le accuse di Ankara all'Europa, secondo il governo turco il Mediterraneo è trasforamto in un "cimitero" di migranti.