Distruzione dei 16 mausolei storici e di una moschea antica Timbuctu: storico processo all’Aja

Ahmad al-Faqi al-Mahdi, presunto integralista islamico è il primo imputato a finire sotto processo presso il tribunale della Corte penale internazionale all'Aja con l'accusa di aver distrutto deliberatamente monumenti storici e religiosi. L'uomo è comparso davanti alla Corte penale internazionale (Cpi) dell'Aja, e si è detto detto "con profondo rammarico e grande dolore", colpevole di distruzione di nove antichi templi e una moschea nella città di Timuktu, in Mali, nel 2012. Una azione considerata come un crimine di guerra. Al Mahdi è stato consegnato alla Corte penale dal governo del Niger, dopo che contro di lui lo stesso tribunale aveva spiccato un mandato di cattura. E' come accennato il primo imputato a finire sotto processo, presso il tribunale della Corte penale internazionale all'Aja, con l'accusa di aver distrutto deliberatamente monumenti storici e religiosi e speriamo non sia l'ultimo. Al Mahdi è anche il primo estremista islamico processato presso la Cpi e il primo in cui un imputato si sia dichiarato colpevole evidentemente con lo scopo di rendere più mite la condanna. Nel 2012, Ahmad Al Faqi Al Mahdi capo fazione e con il kalashnikov “d'ordinanza” a tracolla dava ordini a un gruppo di estremisti islamici che, armati di picconi, asce, magli e mazze, riduceva in polvere i monumenti in pietra, sabbia e legno dell'antica Timbuctu appena occupata dalla milizia islamica Ansar Dine. Motivo di tanta cieca violenza i fatto che quegli antichi manufatti, patrimonio dell'umanità erano considerati “idoli”. Così nella furia cieca sono andati distrutti manoscritti, moschee antiche e mausolei di grandi pensatori islamici che erano stati riconosciuti patrimonio dell'Umanità Unesco e che erano stati costruiti quando la città sahariana dell'odierno Mali era uno dei grandi centri culturali dell'Islam medioevale. Oggi Al Mahdi, pentito per necessità, non solo si è dichiarato colpevole ma ha anche dispensato un "consiglio" ai fratelli musulmani di tutto il mondo a non compiere atti di distruzione gratuita di monumenti storici e religiosi: "Non porta alcun beneficio per l'umanità". Questo crimine di guerra, sanzionato dalla Cpi dal 2002, comporta pene massime fino a 30 anni. Ma Al Mahdi, secondo opinione giuridica diffusa da parte degli esperti, essendosi dichiarato colpevole, va incontro con più probabilità a una detenzione fra i nove e gli 11 anni. Al Mahdi del resto ha giocato la carta del pentimento perchè non poteva negre la sua colpevolezza i quanto inchiodato da fotografie mostrate alla corte che lo ritraevano all'azione. L'uomo, come detto, è accusato di aver diretto la distruzione di 14 dei 16 mausolei storici e una moschea antica di Timbuctu, oltre a un numero imprecisato di antichi manoscritti: tutte cose giudicate dai fondamentalisti come "totem di idolatria" contrari all'Islam, come molte delle discipline trattate nei manoscritti medioevali, dalla matematica alla filosofia all'astronomia. Quello era il compito che Al Mahdi svolse con zelo per Ansar Dine, la milizia islamica dei Tuareg collegata ad al Qaida che nel 2012 occupò il nord del Mali e la città del deserto. Dopo un anno furono cacciati dall'intervento militare francese e furono sempre i francesi a catturare Al Mahdi nel 2014 nel vicino Niger. L'avvocato dell'accusa Gilles Dutertre, esaminando le foto delle demolizioni, ha detto in aula: "Possiamo vedere come i crimini fossero organizzati, premeditati e perseguissero un fine comune", come è chiaro che "l'imputato svolse un ruolo chiave in ognuno di questi eventi". Ma alcune organizzazioni, come la Federazione internazionale per i Diritti umani (Fidh), affermano di aver ascritto a lui e ad altri 14 miliziani di Ansar dine ben 33 crimini, denunciati alla giustizia del Mali, fra i quali stupro e riduzione in schiavitù sessuale. Timbuctu era un importante crocevia commerciale nel deserto e un florido centro culturale fra il XIII e il XVII secolo. L'Unesco inserì questa città fra i siti patrimonio dell'umanità nel 1988. Timbuctu custodiva nelle sue antiche biblioteche circa 700mila manoscritti, originali o copiati da testi antichi, di capitale importanza culturale: e benché i terroristi credevano di averli per lo più distrutti dando alle fiamme le biblioteche, un fiume incessante di casse piene di preziose pergamene continuò ad uscire sotto il naso di jihadisti, per iniziativa di alcune persone, come il dott. Abdelk Kadel Haidara, proprietario di una biblioteca privata. Quando le cose si mettevano male, in accordo con le principali famiglie della città e in contatto con istituzioni straniere, soprattutto europee, ha impacchettato tutto quello che poteva in migliaia di casse, trafugandolo di notte in case private, da dove, piano piano, riuscì a portare in salvo una importante fetta del patrimonio di cultura che hanno fatto grande e bellissima Timbuctu.