Democrazia sotto attacco. Preannunciato un “regolamento di conti” con i grillini che vorrebbero giornalisti maggiordomi

Spiace costatare che osservatori politici, organi di stampa e le stesse forze politiche d'opposizione continuino a non percepire i veri rischi dati dall'anomala maggioranza giallo-verde. Pericoli che non sono solo quelli di una manovra economica, certamente discutibile, ma che comunque si muove in dinamiche che sarebbe intellettualmente disonesto definire devastanti. Il problema non è neppure l'atteggiamento della Commissione Ue o il famoso 2,4%. Il vero problema è il progressivo smantellamento della democrazia in cui, per ragioni ideologiche diverse ma coincidente negli obiettivi, si muove sia la Lega di Salvini che il M5S di Di Maio/Casaleggio. Quello gialloverde è infatti un cocktail shakerato pericoloso che sta unendo le più classiche logiche di limitazione delle libertà individuali e collettive in nome della “sicurezza” tipiche delle forze di destra, con le posizioni di smantellamento della democrazia rappresentativa che sono nel Dna fondativo del M5s così come ideato dal fondatore Gianroberto Casaleggio ed ereditato, in maniera decisamente più gretta, dal suo erede dinastico Davide. Qualche mese fa un acuto editorialista di cui ora mi sfugge il nome, scriveva ironicamente che se non fossero No Vax verrebbe il dubbio che i Cinque Stelle si siano vaccinati in massa contro la democrazia. Il riferimento era al continuo e ossessivo accanimento contro le regole più basilari delle istituzioni repubblicane paradossalmente perfino più pericolose delle ricette virali di una destra contro cui sono ben conosciuti gli “antibiotici”. Ma per la strisciante azione pentastellata che non è populista ma solo demagogica, la cura non è ancora completamente nota. Chi non ricorda l'intervista di Davide Casaleggio che affermava che bisogna abolire il Parlamento perchè inutile ostacolo per l'azione del governo del popolo, o le sparate di Grillo sul superamento della democrazia per terminare con la recentissima posizione sulla riduzioni del potere al Capo dello Stato reo, nella visione demagogico-autoritaria grillina, di essere quel bilanciamento nei poteri previsto dalla Costituzione. A chiudere il quadro gli attacchi continui ai giornalisti e alla stampa italiana colpevole di non essere solo cassa di risonanza acritica delle posizioni a “cinque stelle” nella lor visione depositaria della verità che gli arriva non da competenze e studio, ma direttamente dalla “conoscenza” dispensata da google. Il vero problema è quindi non la manovra economica, che contiene non tutto il male, ma neppure tutto il bene, ma che il M5S nella sua azione di governo ha una visione che ondeggia fra le dinamiche tipiche del regolamento di conti e una volontà lucidamente folle di smantellare le dinamiche democratiche. E in questa “demolizione” trova massima espressione l'attacco alla libertà di stampa che passa attraverso la favoletta del web come “reale” prateria di libera espressione della comunicazione. In realtà i grillini stanno cercando di rendere realtà quello che è il sogno di ogni politico al potere, avere solo giornalisti che somigliano ad addetti stampa, li vorrebbero tutti a pendere dalle labbra dei leader. Certo anche in passato e per colpa anche di molti giornalisti schierati, la categoria non ha brillato per autonomia e non ha malcelato un certo servilismo, ma era scelta individuale e facilmente identificabile, oggi si vorrebbe invece una stampa che nella propria totalità diventi solo megafono e specchio che rifletta la loro immagine. Ma come attuare questo ulteriore scippo alla democrazia, facendo le liste di proscrizione, occupando alcuni scranni strategici, come successo in Rai, ma soprattutto usando il ricatto del denaro mascherandolo subdolamente in ennesimo capitolo di risparmio e abolizione di privilegi. Insomma dopo il costo della politica deve venir meno il costo dell'informazione. Ed ecco scattare la mannaia di Vito Crimi che parla di “Informazione italiana come intreccio perverso e di “risparmi” per 100 milioni”. Lo ha detto dal palco della manifestazione Cinque Stelle di Roma. E inoltre ha aggiunto che non è vero che l’iniziativa è figlia di una “vendetta” nei confronti della stampa che dissente, non prima, però, di aver detto – e riportato a chiare lettere anche in un post che ha lasciato sulle sue piattaforme social – che i giornali sono “malati” e “ci imbottiscono di fake news”. Forse perchè ad essere una fake news è lui stesso o quantomeno le cose che racconta per dare la percezione esemplificativa di verità ad una realtà che invece ha una narrazione diversa e trova fondamento e radici nell'articolo 21 della Costituzione. Fake news dispensate ad una plebe osannante che vuol credere a Crimi quando dice che azzerare i contributi all’editoria vuol dire chiudere i rubinetti destinati ai grandi giornali: in verità la maggior parte dei fondi pubblici sono destinati ai giornali editi da cooperative ed enti morali senza scopo di lucro o alla stampa di minoranze linguistiche frutto anche di accordi internazionali fra stati. Basare l'azione di governo sulle bugie, siano quelle sull'invasione dei migranti africani o sui fondi all'editoria è un pessimo modo di rapportarsi con i cittadini che quando scopriranno le verità, comprese quelle che il reddito di cittadinanza non raggiungerà tutti quelli che hanno la “percezione” di averne diritto, saranno tempi duri per Crimi Di Maio e company. Con il rischio invece che il ravvedimento elettorale finisca per ingrossare le fila di una destra che invece le sue promesse orrende sui migranti le sta attuando. Non si illuda infatti la sinistra che non riesce più a parlare con la gente comune che si possa attuare quel “ritorno al futuro” che è solo nella mente di Matteo Renzi e di una accozzaglia di suoi “nostalgici”.
Fabio Folisi