DALLA PRIMA PRIMAVERA ARABA ALLA STABILITA’ NEL MAGHREB

La Tunisia e il Marocco, i Paesi arabi in cui 5 anni fa scoppiò la scintilla delle 'primavere' sedicenti democratiche, sono quelli che nel Maghreb godono della maggiore stabilità politica. Al riparo delle violenze che investono tutto il resto del Medio Oriente. L'hanno confermato le elezioni svoltesi venerdì 7 in Marocco dopo i risultati analoghi in quelle organizzate in Tunisia.

Se vogliamo trovare il pelo nell'uovo, quest'ultima è addirittura più democratica del regno marocchino e anni-luce più stabile degli Stati vicini, dall'Algeria delle violenze, all'Egitto del dittatore Al Sisi per non parlare della confinante Libia, priva di un Governo unitario, dilaniata dalle lotte tra bande rivali e dominata da farabutti che fanno i soldi sfruttando la voglia di libertà e di pace dei disperati.
Tornando al voto in Marocco, è tornato a premiare il graduale riformismo paternalista del monarca Mohammed VI, 53 anni. La Sinistra laica e i più critici tra i radicali islamici lo accusano comunque di essere una specie di dèspota illuminato, le cui aperture in chiave democratica nascondono in realtà il fermo controllo del potere.
Lui è il comandante in capo dell'esercito, domina sugli organi giudiziari e in politica estera e ha l'inderogabile autor4ità di 'licenziare' il Premier.
Eppure, dal 1999, quando ascese al trono alla morte del padre, il monarca assoluto 'vecchio stampo' Hassan II, la sua politica che rafforza l'autonomia del Parlamento e le libere istituzioni della società civile appare vincente.
Evitati attentati terroristici, guerre civili e destabilizzazione a differenza degli Stati arabi vicini, Tunisia esclusa. La pacificazione è venuta attraverso gli emendamenti alla Costituzione, eppure sono almeno 1.000 i marocchini che militano nell'Isis.
Le elezioni sono state vinte dal Fronte islamico guidato dal Partito della Giustizia e dello sviluppo che ha ottenuto 125 seggi sui 305 complessivi del Parlamento. Ottimo risultato anche per il Partito liberale di Centro, molto legato al monarca, che è passato da 47 a 102 seggi, al secondo posto. Terzi, e stabili, i conservatori.
La Costituzione prevede che sia il re a scegliere, dal partito di maggioranza, il capo del Governo. Scontato che sarà il leader vincitore delle elezioni, quell'Abdelilah Benkirane già Premier dal 2011, fedelissimo del sovrano.

AUGUSTO DELL’ANGELO

Augusto.dell@alice.it