Da Zara a Venezia, rinasce la figura dello Schiavone

schiavone_andrea_503_landscape_with_jupiter_and_ioyIl 9 maggio 1563, Meldolla Andrea, originario della Dalmazia, si trova citato come testimone, accanto a Tiziano, Tintoretto, Veronese e un certo Iacopo Pisbolico da Pistoia, in un atto legale relativo a una controversia insorta tra i procuratori di S. Marco e membri della famiglia Zuccato, celebri mosaicisti veneziani. Di lì a pochi mesi, il 1 dicembre, il Meldolla morì. Ma chi fu quest’uomo che si accompagnava con nomi tanto illustri? Se lo chiamiamo con il suo soprannome, beffardamente assegnatogli dalla Dominante per via delle sue origini, a molti risulterà vagamente noto. Si tratta di Andrea Schiavone, uno dei più importanti incisori e pittori del Cinquecento veneto. Ed è proprio alla sua figura e allo scopo di promuoverne l’opera, che la Biblioteca Nazionale Marciana e la Fondazione Giorgio Cini hanno deciso di organizzare un Convegno Internazionale, informando coloro che volessero partecipare all’evento in qualità di relatori, di inviare, entro il 30 settembre, le proprie proposte all’indirizzo: convegnoschiavone@virgilio.it. (le proposte di relazioni della durata massima di 30 minuti dovranno includere un titolo e un abstract, max 300 battute, l’indirizzo email del richiedente e una breve nota biografica). Nell’ambito dell’incontro sarà dunque presa in esame la versatilità dell’artista e tutti gli aspetti che caratterizzarono sia l’opera che l’uomo: la biografia e il materiale documentario; la produzione pittorica e grafica dell'artista; il rapporto con i modelli, le fonti figurative, la tradizione iconografica cinquecentesca; la ricezione nel mondo artistico; la risonanza critica; la fortuna collezionistica; la ricostruzione del contesto culturale coevo (tendenze filosofico-religiose, trasformazioni sociali, correnti letterarie, ecc.); la committenza; il contesto artistico-produttivo (frescanti, pittori di cassoni, botteghe, “artigiani").
Il grande simposio è previsto dal 31 marzo al 2 aprile 2016 in due prestigiose sedi: la Libreria Sansoviniana della Biblioteca Nazionale Marciana, che custodisce cinque capolavori pittorici dell’artista, e l’ex convento di San Giorgio Maggiore sede della Fondazione G. Cini. Naturalmente, è prevista la pubblicazione degli Atti.
Ricordiamo che il comitato scientifico è formato dagli storici dell’arte: Irina Artemieva, Luca Massimo Barbero, David Ekserdjian, Marzia Faietti Miguel Falomir, Caterina Furlan, David Landau, Maurizio Messina.
Lo stato delle conoscenze e i dati di stile ricavabili dalle opere giovanili dello Schiavone, sembrano escludere nell’artista una formazione dalmata, bensì veneziana e del centro Italia. Ancora controversa l’ipotesi sulla “bottega” da lui frequentata. Secondo alcuni sarebbe appartenuta a Bonifacio de’ Pitati, secondo altri, al Parmigianino (Francesco Mazzola) e secondo altri ancora, ai fratelli feltrini Lorenzo e Giovanni Pietro Luzzo. Una cosa resta però evidente: che lo Schiavone s’impegnò moltissimo nello studio dell’opera parmigianinesca, probabilmente da autodidatta. La sua più antica opera di pittura documentata dalle fonti, oggi perduta, fu commissionata allo Schiavone nel 1540 da Giorgio Vasari per farne omaggio a Ottaviano de’ Medici. Così ne diede conto Vasari medesimo nell’edizione del 1568 delle Vite, al termine della biografia dedicata a Battista Franco: «A costui [il M.] fece fare Giorgio Vasari l’anno millecinquecento e quaranta, in una gran tela a olio, la battaglia che poco innanzi era stata fra Carlo V e Barbarossa: la quale opera, che fu delle migliori che Andrea Schiavone facesse mai e veramente bellissima, è oggi in Fiorenza in casa agli eredi del magnifico messer Ottaviano de’ Medici, al quale fu mandata a donare dal Vasari».
E’ con grande curiosità, dunque, che il pubblico dell’arte regionale attende il convegno di marzo, allo scopo di comprendere e conoscere un pittore “di casa” così poco noto, ma che nulla ebbe da invidiare al Tiziano e al Tintoretto.