Da Tienanmen alla “via della Seta” un filo lungo 30 anni che ci ha cambiato in peggio
Dopo in una prima fase aver tollerato le proteste, il governo cinese decise di proclamare la legge marziale in tutto il paese consentendo ai carri armati di entrare nella piazza di Pechino. Nelle proteste, secondo l’organizzazione umanitaria Amnesty International, vennero uccise mille persone. Se non fosse stato per un video che racconta una vicenda incruenta ma individuale probabilmente anche quel minimo di memoria sulla strage sarebbe stata destinata all'oblio. Nel video, uno dei pochi momenti documentati e rimasti nell’immaginario collettivo quando si parla della strage: un uomo con due buste della spesa in mano ferma con il suo corpo una fila di carri armati.
È il 5 giugno 1989, già da 24 ore procede implacabile l'intervento militare per schiacciare la "primavera democratica", quando diversi fotografi occidentali affacciati alle finestre del Beijing Hotel riprendono la scena. Una colonna blindata scende lungo il Viale della Pace Eterna, di colpo è costretta a immobilizzarsi. Un giovane si è piazzato in mezzo alla strada, blocca il carrarmato di testa.
Sta ritto in piedi, con la mano sinistra tiene una giacchetta a penzoloni, con la destra due sacchetti di plastica della spesa. La scena sembra irreale: i tank fermi uno dopo l'altro in fila indiana, quella figura esile che sembra ammaestrali come fossero pachidermi d'acciaio. L'autista del primo blindato fa manovra, cerca di aggirare il ragazzo sulla destra. Ma lui gli si para davanti ancora, allarga le braccia come si fa per domare una bestia. Poi il giovane fa un salto, sale sul carrarmato per parlare col soldato visibile dalla feritoia. "Tornate indietro! Smettete di uccidere il nostro popolo!" è l'urlo che i testimoni narrano. Poi tutto finisce in un attimo: il ragazzo è sceso dal blindato, circondato da amici che lo aiutano a scappare sparisce nel nulla. Nonostante le tante ricerche la sua sorte è rimasta un mistero affascinante, un fantasma della libertà. In Occidente quelle foto divennero il ricordo di un coraggio inaudito, rafforzarono la solidarietà verso la protesta studentesca. Nel trentesimo anniversario del massacro, ricostruire quelle ore aiuta a capire la strategia della repressione e quanto questa stia rapidamente prendendo piede sotto l'etichetta “sicurezza” anche nel nostro paese. La Cina di oggi è figlia del dopo-Tienanmen, quando il regime stabilì un nuovo “ordine” e una logica inequivocabilmente capitalistica .
In molti si sono chiesti come mai quel ragazzo non fosse stato schiacciato dai carri, cosa che avvenne tranquillamente lontano da Tienanmen. I massacri peggiori avvennero all'ingresso dei blindati in città, e nelle aree di Fuxingmen e Muxidi", il numero delle vittime è tuttora un segreto di Stato, Deng Xiaoping, l'anziano leader che orchestrò l'intervento dell'esercito, non volle lasciare in eredità al regime comunista la maledizione di una carneficina avvenuta in un luogo troppo gravido di storia patria, Tienanmen è infatti da secoli il luogo sacrale del potere cinese, posta all'ingresso della Città Proibita dove viveva l'imperatore. La sua importanza è stata rafforzata dall'iconografia rivoluzionaria: il rinascimento repubblicano della Cina, paradossalmente, si fa risalire alla manifestazione degli studenti il 4 maggio 1919 in quella piazza; Mao Zedong poi vi proclamò la vittoria del comunismo nell'ottobre 1949. Le stime raccolte da Amnesty International sulle vittime variano fra 700 e 3.000 morti. Il ragazzo che sfidò i tank senza che dai blindati partisse un solo colpo o una “accelerata” risolutiva, era per fortuna troppo vicino a Tienanmen: una piazza dal troppo potente significato simbolico, dove i leader comunisti vollero ridurre al minimo lo spargimento di sangue. Probabilmente questa è la verità, anche se ci piace pensare
come Bertolt Brecht che in una sua poesia scriveva:
Generale, il tuo carro armato è una macchina potente spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto: ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d'una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l'uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.