CRONACHE SIRIANE: C’E’ VIRUS E VIRUS…

Il morbo si diffonde, anche chi nel recente passato era scettico rispetto alla potenziale pericolosità del virus, si e’ dovuto ricredere. L’Europa e’ profondamente nel pantano ma c’è ancora qualche folle (Lagarde) che pensa prima ai pareggi di bilancio che alle vittorie contro questa pandemia. Mentalità da catenaccio che almeno nel calcio porta a buoni risultati ma a scapito della qualità del gioco, mentre nella politica economica porta solo alla pessima qualità della vita dei più. Se speriamo che questo macello ci faccia riflettere su queste scelte scellerate, mi sa che prenderemo la solita scornata; i precedenti, tipo la crisi del 2007 non ci ha insegnato nulla e se possibile siamo pure peggiorati.
Ma mentre dalle parti dell’occidente e dei paesi sviluppati (non saprei in realtà se paesi in cui prima di mettersi in quarantena la gente fa scorta di armi si possano definire sviluppati, ma tant’è) in qualche modo e nonostante l’affanno si cerca di organizzarsi, ci sono altri posti in cui problemi di diversa natura fanno si’ che il virus non sia, almeno per ora, il nemico principale.
Da queste parti che da un paio di anni frequento, prima di tutto si pensa a tirare a campare in qualche modo; il paese è messo sottosopra da una guerra che è entrata nel suo decimo anno (pensate a chi è nel frattempo nato e non conosce altro che la guerra e i suoi effetti; come crescerà?) e che per ora ha semplicemente subito un rallentamento, ma che presto o tardi riesploderà in tutta la sua follia e farà ancora probabilmente più morti che il Corona.
Per ora la situazione appare tranquilla, non ci sono segnalazioni in Siria di casi positivi, ma nessuno è in grado di capire se e in quali termini ci siano persone affette e contagiate dal virus. Mancano completamente le possibilità di effettuare tests, il sistema sanitario è ridotto a brandelli e se per ora non è in grado di effettuare i necessari controlli, nell’immediato futuro di certo non sara’ in grado di sopperire ad eventuali diffusioni del morbo. Peraltro in una situazione non solo di mancanza di risorse e mezzi, ma con centinaia di migliaia di persone che sono costrette a vivere all’interno di strutture di accoglienza dove l’assistenza sanitaria e’ di estrema base e garantita tutt’al più dale ONG che ci lavorano. Con tutti i limiti che lavorare in questi contesti sono immaginabili.
Pensiamo solo all’ipotesi che il virus cominci a diffondersi nelle città e nei centri abitati in una zona in cui, come si diceva, mancano quasi per intero le possibilità di affrontare una crisi del genere; luoghi dove quando ci si incontra ci si abbraccia e bacia e anche i mezzi di difesa più semplici che sono quelli di limitare queste abitudini sono difficili da sradicare; ma proviamo ad immaginare se ciò avvenisse (e non è detto non sarà così) in campi di tende in cui abitano 80.000 persone come per esempio ad Al Hol (o Al Hawl che dir si voglia). In un contesto in cui buona parte dei presenti sono ciò che rimane degli agguerriti e sanguinari guerrieri dell’Isis e delle loro famiglie. Dove il livello di istruzione è meno che di base, dove spesso le tragedie sono interpretate come giuste punizioni da parte dell’onnipotente.
Chi sarà a quel punto qualcuno in grado di porre un limite al diffondersi della malattia? Quali saranno le conseguenze di una simile potenziale catastrofe? Con quali mezzi si pensa di poter fermare l’invisibile malefico in una situazione del genere? Non lo so, ma ci penso spesso quando queste stesse persone vedo ed incontro. Possiamo davvero credere che qui dove la guerra ha seminato morti e distrutto un intero, per quanto fragile, sistema sociale ed infrastrutturale, un simile dramma potrebbe scatenarsi solo per una non meglio precisata casualità? Oppure non dovremmo più sinceramente pensare che anche le estreme conseguenze di fattori che hanno altra origine, non possano contribuire al diffondersi del virus ed essere imputati alla follia umana che spesso provoca ostilità e devastanti guerre che altro non sono se non il lato peggiore dell’egoismo umano. Perchè non dimentichiamoci che la stragrande maggioranza dei conflitti non nasce cosi’ per caso, ma come conseguenza di precisi interessi che sono poi gli stessi che reggono le dinamiche di potere di questo nostro povero pianeta. Il vero virus letale.

Docbrino