COSA E’ RIMASTO A MOSUL NELL’EX MOSCHEA DEL CALIFFO

Mosul, seconda città dell'Iraq dopo la capitale Bagdad e seconda roccaforte jihadista dopo la siriana Raqqa, puzza di morte ora che gli 'uomini neri' dell'Isis sembrano travolti. Quanta acqua è passata sotto i ponti dl Tigri e dell'Eufrate e quanto sangue è scorso da quel 4 luglio 2014 quando Abu Bakr al Baghdadi si proclamò proprio da qui Califfo, capo indiscusso di Isis. Prometteva un'era nuova, la glorificazione della purezza sunnita, dell'età dell'oro dei primi Caiffi, la realizzazione di un'utopia fondata sulla soppressione di ogni oppositore “eretico”, Turbante nero in un'apparizione megalomaniaca in cui pretendeva persino di legittimarsi come discendente del Profeta. Il suo sogno folle e fanatico si è infranto soltanto 40 mesi dopo tra soldati con la barba lunghissima, ridotti all'osso per la magrezza, ammassi di cadaveri o feriti, terrorizzati dalle mine ancora nascoste nei sotterrane, macerie dovunque.
Bambine che ogni tanto si avventurano a uscire dai rifugi per recuperare pezzi di Corano strappati e finiti attorno alla moschea di Al Nuri, proprio dove quattro anni fa Al Baghdadi proclamò lo Stato islamico. Prese il nome da Nur Al Din Mahmoud Zanghi, che la costruì nel 1172 e da lì governò su Mosul e Aleppo (ora in Sisia). Riverito dai jihadisti per le sue vittoriose battaglie contro l'Islam sciita e le crociate cristiane.
Famosissimo il minareto della moschea, dove ora restano soltanto macerie e odio: alto 45 metri al momento della costruzione, il suo minareto fu colpito più volte nel 14° secolo e divenne pendente, tanto che fu denominato “il gobbo”.
I soldati iracheni, ora vincenti, sono armati dagli americani. La loro euforia è ora grande così come tre anni fa erano ridotti a branchi di uomini ridotti a drappelli di uomini in fuga, disperati . braccati dagli 'uomini neri' del Califfo che li sterminavano in gigantesche mattanze.

AUGUSTO DELL'ANGELO

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