CONSIGLIO COMPETITIVITÀ: VIA LIBERA AL BILANCIO UE

Il Consiglio Competitività dell'Unione Europea (CAG) si è riunito il 28 novembre scorso a Bruxelles e ha dato il via libera al bilancio 2017 dell'Unione Europea, approvando l'accordo raggiunto tra Parlamento europeo, Consiglio UE e Commissione europea. Con l'approvazione formale del Parlamento UE, attesa il prossimo 1 dicembre, il bilancio potrà considerarsi definitivamente adottato.
Il bilancio prevede 157,86 miliardi di euro in impegni e 134,49 miliardi in pagamenti. Aumentano, in particolare, le risorse a favore di migranti e giovani: quasi 6 miliardi di euro vengono stanziati per affrontare la crisi dei rifugiati e la sicurezza (+11,3%), mentre i fondi per crescita e occupazione saranno 21,3 miliardi (+12%) con i fondi a favore del programma Eramus+ che salgono a 2,1mld (+19%) e il Fondo europeo per gli investimenti strategici che avrà impegni pari 2,7 miliardi (+25%).
"Abbiamo ottenuto gli aumenti che chiedevamo - ha spiegato il Sottosegretario agli affari europei, Sandro Gozi, a conclusione dei lavori - questo è stato grazie ad un ottimo lavoro di squadra col Parlamento europeo. Perché abbiamo avuto un aumento del 12% della rubrica legata alla crescita e alla lotta contro la disoccupazione. E sono aumentati i programmi su cui insistevamo: quelli per le PMI, quelli per la ricerca come Horizon 2020, quelli per i giovani disoccupati, come la Garanzia giovani. Inoltre, abbiamo ottenuto un aumento dell'11% per spese in materia di sicurezza, e questo significa che, l'Europa metterà più soldi per fare i rimpatri, per la ridistribuzione dei rifugiati, una migliore gestione delle frontiere esterne".
Ma, ha sottolineato Gozi, "rimane la nostra riserva sul pacchetto generale, perché da una parte, sul bilancio 2017, abbiamo ottenuto gli aumenti che chiedevamo, ma molto resta da fare per il riesame del bilancio multi-annuale".
Il Consiglio ha trovato anche l'accordo sulla proposta di Regolamento per contrastare il blocco geografico ingiustificato e altre forme di discriminazione in base alla nazionalità o al luogo di residenza o di stabilimento ("geo-blocking"). Il fenomeno del geo-blocking si riferisce a pratiche utilizzate da prestatori di servizi e di vendita dei prodotti che nella maggior parte dei casi si traducono in vere e proprie discriminazioni nei confronti del consumatore, che a seconda dei casi si manifesta in forme, modalità ed intensità diverse: dal negato accesso al sito web commerciale alla non possibilità di acquistare un determinato prodotto e/o di un determinato servizio sullo stesso sito web, oppure il consumatore è reindirizzato ad un sito web locale della stessa società con prezzi diversi o un prodotto diverso.
Il Sottosegretario Gozi ha rivendicato il ruolo dell'Italia nel raggiungere il risultato e ha ricordato come "con la fine del geo-blocking, che ancora oggi frammenta il mercato, ci saranno più certezze per le imprese e più diritti per i consumatori, limitando al massimo le restrizioni all'accesso ai servizi su tutto il mercato unico. Dopo essere stati decisivi in maggio sulla portabilità dei servizi, anche oggi il contributo dell'Italia è stato positivo sul geo-blocking. Così due pilastri del mercato unico digitale potranno presto diventare realtà, e questo va assolutamente nel senso delle nostre priorità politiche europee e dell'impegno del governo sull'agenda digitale".