Condannato 3 anni e sei mesi di reclusione Raffaele Marra, ex capo del personale del Comune di Roma

La seconda sezione penale del tribunale di Roma ha condannato a 3 anni e sei mesi di reclusione Raffaele Marra, ex capo del personale del Comune di Roma, nell’ambito del processo che lo vedeva accusato di corruzione. Marra, come è arcinoto, all’inizio di questo mandato consiliare è stato per diversi mesi il braccio destro del sindaco Virginia Raggi che era finita a processo per una questione che riguardava Marra e suo fratello Renato, che era stato promosso dalla Raggi a dirigente: La Raggi è stata poi assolta. Insomma lei con lo stile “disinvolto” di trattare le questioni del Comune di Roma di Marra e& c non aveva nulla a che fare anche se rimane la macchia politica di non aver compreso di quali personaggi poco trasparenti si era attorniata, fatto grave alla luce della condanna di Marra perché ingenuità e incapacità di valutare le persone non sono certo dei pregi per un sindaco della capitale. Per Marra la Procura aveva chiesto una pena di 4 anni e mezzo ridotti dal collegio giudicante in tre anni e mezzo.
Secondo l’accusa, che ha visto in massima parte confermate le sue tesi, il costruttore Scarpellini avrebbe dato nel 2013 quasi 370 mila euro a Marra, all’epoca direttore dell’ufficio delle Politiche abitative del Comune di Roma e capo del Dipartimento del patrimonio e della casa, per l’acquisto di un appartamento nella zona di Prati Fiscali.

Come è noto i due, Scarpellini e Marra arrestati a dicembre 2016 furono accusati di corruzione e l’impianto accusatorio del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del pm Zuin era stato supportate da accurate indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Roma, diretti dal colonnello D’Aloia. Marra secondo le risultanze delle indagini aveva ricevuto benefici ingenti dal costruttore immobiliarista noto perché affitta, con contratti assai onerosi, palazzi di sua proprietà alla Camera, al Tar, al Consiglio di Stato e a diverse authority dello Stato. Gli investigatori trovarono evidenze del pagamento nel 2013 di oltre 367 mila euro, con due assegni, per l'acquisto di un appartamento Enasarco in via Prati Fiscali 258, e intestato a Chiara Perico, la moglie di Marra, attualmente residente a Malta con i figli. Una tangente, secondo i giudici, un prestito infruttuoso secondo la difesa di Marra. Entrambe le cose secondo Scarpellini, che in sede di interrogatorio ha ammesso di aver pagato per non scontentare il potente funzionario del Comune. Lo scorso luglio la posizione di Scarpellini era stata stralciata a causa delle gravi condizioni di salute. Ma è evidente che le ammissioni di Scarpellini hanno avuto un peso notevole: «Il cuore del processo sta nel capire se questa dazione sia stata un prestito tra amici o invece il ‘ prezzo’ per piegare la pubblica funzione di Marra agli interessi del costruttore Scarpellini, se fra i due ci sia stato un rapporto di amicizia o di corruzione» aveva detto in aula nella sua requisitoria di quasi due ore, il pm Barbara Zuin. Ma quel prestito-regalo non era l'unica prova di “affetto e riconoscenza” di Scarpellini verso Marra, già nel 2009 c’era stato un altro «regalo» del costruttore a Marra: un appartamento in zona Eur, ottenuto con uno sconto di mezzo milione di euro. Marra lo pagò 700 mila euro anziché un milione e 200 mila. Ed anche se su questo episodio è ormai scattata la prescrizione, per i magistrati il favore concesso conferma il quadro delinquenziale nel quale operava il funzionario comunale.