Come utilizzare i miliardi risparmiati grazie allo spread più basso

Il famigerato "Spread" è a livelli accettabili da mesi, ma in termini monetari questo cosa significa? Come vengono utilizzati i risparmi realizzati in termini di minori interessi da pagare per le casse dello Stato. Il dossier del Servizio di bilancio di Camera e Senato sul Def (Documento economia e finanza) tenta di fare chiarezza sul tema.

Molti ricorderanno i tempi in cui la parola "Spread" veniva nominata con terrore e soggezione in quanto riassumeva in sè la difficile situazione in cui versava l'Italia, tra i paesi più colpiti dalla crisi. In effetti, questo termine, da punto di vista tecnico, indica il differenziale (spread, appunto) di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani (Btp) e quelli tedeschi (Bund), in termini più politici, indica la credibilità di uno Stato verso l'esterno e, di converso, la sua capacità di attrarre investimenti sul mercato finanziario. Il termine di confronto, ovviamente, è con il paese più affidabile per antonomasia (almeno in ambito europeo), cioè la Germania. Un differenziale del 300, 400 o più punti base (rispetto alla Germania) significa pagare interessi più alti (del 3% - 4% o più) sul nostro debito pubblico. Si tratta di decine di miliardi di euro, praticamente il valore di una o più Finanziarie. Nel 2014 la spesa per interessi si è attestata al 4,7% del Pil (75,2 miliardi), riducendosi del 3,5% rispetto al livello del 2013 (78 miliardi di euro). In pratica si tratta di quasi 3 miliardi di euro risparmiati.

Secondo il dossier appena presentato, questa riduzione è destinata a crescere notevolmente questo anno per effetto, soprattutto, del Quantitative easing messo in atto dalla Bce di Mario Draghi. Si stima un calo del 7,7% pari a 5,8 miliardi di euro. Come verranno utilizzati questi miliardi di euro risparmiati?

«La scelta di come tradurre in termini di politiche di bilancio le scelte sul livello dell'indebitamento netto ha ricadute non secondarie in considerazione sia degli effetti moltiplicativi sul Pil che di quelli redistributivi», sottolineano i tecnici del Servizio Bilancio del Senato nel dossier sul Def, in merito al cosiddetto «tesoretto» da 1,6 miliardi di euro per il 2015 indicato dal governo. Nel dossier, si fa notare che la documentazione contenuta nel Def in merito al percorso di discesa del debito pubblico non è completa e sarebbe «auspicabile» che il governo consegnasse anche «una tabella analitica» o quantomeno dettagliasse meglio i grafici con i dati in corrispondenza dei singoli anni considerati.

L'impiego di tali risorse per rivitalizzare l'economia, in una fase di ripresa come quella che stiamo vivendo adesso, darebbe senza dubbio grandi risultati, per cui sarebbe importante sapere quali sono le intenzioni dell'esecutivo in proposito. Dal tenore del dossier, appare chiaro che risposte esaurienti non ne sono state ancora date.