Chiusure domenicali la proposta grillino-leghista manda alle ortiche la liberalizzazione del 2012

Stop alle aperture dei negozi h24. E saracinesche abbassate per la metà delle domeniche dell’anno. É questo il programma che il governo giallo-verde ha in serbo per il commercio e marca una netta differenza rispetto alla liberalizzazione totale attuata nel 2012. Insomma il disegno di legge incardinato in commissione attività produttive del Senato è una clamorosa virata di 360 gradi ed inutile dire che il mondo della distribuzione, soprattutto della grande distribuzione l’ha presa malissimo sventolando immediatamente lo spettro della perdita di almeno 80 mila i posti di lavoro. I cardini del provvedimento restano tre. Uno: negozi chiusi dalle 22.00 alle 7.00 del mattino ed arma in più per bloccare le aperture dei negozietti etnici, del resto la proposta vede relatore e estensore del provvedimento il leghista Andrea Dara. Cè poi lo stop alle consegne domenicali delle merci acquistate online. Due: 12 festività laiche e religiose con i negozi chiusi. Che possono scendere a 8 se c’è un accordo tra Regioni, associazioni di categoria e sindacati.  Tre: 26 domeniche «chiuse» sulle 52 dell’anno, esattamente la metà, anche queste individuate attraverso accordi regionali. «Ci sembra un giusto compromesso, raggiunto dopo avere audito almeno una quarantina di organizzazioni e rappresentanze», dice Dara. «Per quanto riguarda i centri storici, poi, la liberalizzazione resta perché troppi comuni ormai fanno i conti con la desertificazione del centro ed edifici di pregio abbandonati, mentre nelle periferie si consuma suolo per costruire nuovi centri commerciali. Una misura del genere può convincere i grandi investitori a dirottare le loro risorse verso i centri storici. Dove potranno rimanere aperti quanto vogliono». Per finire, le multe. Si parla di sanzioni amministrative da 10 a 60 mila euro. La normativa precedente la liberalizzazione si fermava a 2 mila. In caso di recidiva, poi, la sanzione è raddoppiata. «Non vorremmo che i grandi centri commerciali alla fine trovassero conveniente pagare la multa pur di rimanere aperti», spiega Dara. Che non si ferma qui. E auspica anche interventi in materia di contratti di lavoro: «Troppe regole diverse all’interno delle stesse aziende. Con colleghi — conclude — che hanno bonus per il lavoro domenicale e altri no. Anche questo andrebbe regolato». Fin qui la proposta che affronta il problema per l'ennesima volta in maniera pasticciata non tenendo conto che vi è l'annoso problema dei comuni a vocazione turistica utilizzati come grimaldello per forzare i divieti. In realtà il nodo del problema è proprio nel punto che Dara dice che “andrebbe regolato” ma che la norma non affronta, quello dei contratti di lavoro. Se infatti esiste un problema di turni di lavoro spesso massacranti per commesse e commessi dei negozi, gli stessi si dicono disponibili alle rinunce a patto di essere pagati adeguatamente. Basterebbe prevedere regole economiche precise e puntuali ed un serio lavoro di lotta al lavoro nero. Ma aspettarselo sarebbe decisamente troppo.