Centro Sud ed epidemia. Il Meridione ha 27 milioni di abitanti, ma segnala meno casi positivi

Il Centro-Sud ha resistito anche se dopo gli esodi ripetuti dal 7 marzo, da Milano e dalla Lombardia, ci si poteva attendere uno scenario differente con un quadro epidemiologico rapidamente critico.
Il ritardo temporale ha consentito al Sud di prepararsi a prevenire il contagio. Il Meridione ha 27 milioni di abitanti, ma segnala meno casi positivi della Svizzera, dell’Austria e del Portogallo, ed ha la metà dei decessi del Belgio.

 

Un successo importante che va soprattutto attribuito alle misure di restrizione applicate con diligenza dai cittadini, ed alla capacità di risposta di tutto il Sistema sanitario, di fronte ad una situazione emergenziale inedita.
Sicuramente il ricovero della coppia cinese positiva al virus, avvenuto il 31 gennaio allo Spallanzani, ha determinato in anticipo un'allerta nelle regioni del Centro-Sud.
l provvedimenti di distanziamento sociale hanno ostacolato il virus nel Meridione impedendo che potesse diffondersi con la stessa facilità verificatasi al Nord.
Nel periodo successivo all’esodo, si sono verificate catene di diffusione intrafamiliare al Sud avvenute, in seguito all’arrivo di un familiare dalla Lombardia ma si sono rivelate di entità molto inferiore al temuto e, al di là di qualche focolaio, la situazione non si è estesa.
Il virus era presente in Lombardia, probabilmente, già prima del blocco dei voli da Wuhan ed ha avuto tempo di diffondersi in modo, silente, durante un periodo stagionale in cui si verifica il picco influenzale. Quindi all'inizio è stato molto difficile da diagnosticare. Si è trasmesso principalmente per contiguità, senza compiere salti a distanza, se non per qualche cluster ben circoscritto in Veneto (Vò Euganeo) e nelle Marche (Rimini). Quando l’epidemia si è diffusa in tutta Italia e sono nati dei focolai al Sud, le autorità erano già preparate.
Il Coronavirus ha colpito principalmente le aree più produttive, come il Nord Italia, perché ci sono più contatti di tipo lavorativo\professionale oltre che sociali, in genere, abbinati ad un pendolarismo molto accentuato, conseguente ad un mondo produttivo estremamente intenso ed esteso, con filiere essenziali.
L'elevata mobilità ha favorito l'epidemia, la metropolitana, il car sharing e il non distanziamento sui mezzi pubblici sono stati e sono fattori critici. Milano, ad esempio, ha circa 1 milione e 400mila abitanti, oltre a un milione di persone che raggiungono il capoluogo lombardo per lavoro e studio ogni giorno e ai 3,2 milioni di residenti nella Città metropolitana.

Il 53,8% di tutti i decessi conseguenti al Covid-19 sono avvenuti in Lombardia. Nel Nord il tasso di letalità apparente è del 12,4%. .Nel Sud e nelle Isole è al 7%.
Al Nord la mortalità è raddoppiata con picchi estremi: Bergamo (568%), Cremona (391%), Lodi (371%), Brescia (291%), Piacenza (264%), Parma (208%), dati ISTAT.
In diverse aree d'Italia, soprattutto al Centrosud nel marzo 2020 si sono registrati addirittura meno decessi ispetto alla media degli anni scorsi. Roma a marzo fa segnare un -9,4% rispetto alla mortalità media degli ultimi 5 anni.

Nelle Regioni del Sud e nelle isole, la diffusione delle infezioni è stata molto contenuta. In quelle del Centro, è stata mediamente più elevata rispetto al Mezzogiorno, mentre in quelle del Nord la circolazione del virus è stata molto elevata.
Le regioni come la Lombardia, l'Emilia-Romagna, il Piemonte ed il Veneto, le più colpite dall'epidemia, sono anche le stesse regioni che solitamente subiscono il maggiore impatto anche per le influenze stagionali.
Uno studio dell'università di Catania avrebbe anche individuato come possibili concause la minore temperatura invernale, l'inquinamento da PM 10, la densità demografica e abitativa.
Secondo questo studio, paradossalmente l'elevato numero di ospedali sul territorio avrebbe favorito, almeno nelle fasi iniziali, la diffusione del contagio in quanto strutture concentratrici di infetti.
La Campania è la regione con età media di 42 anni e quindi è quella più giovane (letalità 8,1%), a fronte della Liguria (letalità14,5%), la più anziana, con età media di 47. La distribuzione per fasce di età della letalità apparente per Covid-19, giustificherebbe questi dati anche se c'è l'anomalia del Molise che è la regione con il secondo più elevato tasso di vecchiaia (letalità 7,3%) seguita al terzo posto dal FVG (letalità 9,7%).

C'è stato qualche focolaio a Roma, nelle Rsa e nelle residenze per anziani. Quando un virus circola va a creare focolai nei luoghi confinati: le principali catene di trasmissione si sono verificate nelle famiglie e negli ospedali.
Le residenze per anziani hanno personale che spesso si sposta da una struttura all’altra e ospiti che sono inviati in ospedale per accertamenti diagnostici e terapie e poi ritornano. Questi sono stati gli elementi che hanno facilitato la creazione dei focolai nelle residenze per anziani, anche al Sud.
Lo scopo delle misure di contenimento è che R0 (capacità di dare casi secondari) diventi inferiore a 1 e dipende dai seguenti tre fattori:
1 probabilità di trasmissione per singolo contatto
2 numero medio di contatti per unità di tempo
3 durata del periodo di contagiosità

Se R0 >1 abbiamo un epidemia, se R0 = 1 endemia, se R0 < 1 interruzione della trasmissione.
iI Covid-19 ha un R0=2-3 ora è sceso sotto 1
E' importante sapere che R0 non è un numero assoluto, ma il risultato di stime e calcoli empirici sulla base delle conoscenze disponibili in quel momento e viene valutato retrospettivamente, misurando la velocità di crescita del numero di infetti, giorno dopo giorno, ed è influenzato da molte variabili.

La situazione è in continua evoluzione e quindi le cautele devono essere mantenute. Il distanziamento sociale ha dimostrato di riuscire a contenere l'epidemia, ma il virus circola nella popolazione generale dove gli immuni naturali ormai sono probabilmente diversi milioni e i soggetti infetti asintomatici contribuiscono a diffondere il contagio nei suscettibili.
La Fase 2, che è iniziata il 4 maggio, se non venisse affrontata con gradualità e cautela mantenendo il distanziamento sociale e monitorando l'andamento della curva (infetti, decessi e ricoveri) con particolare attenzione a R0 potrebbe determinare una ripartenza della catena dei contagi, con una recente, preoccupante, consapevolezza, i pazienti possono essere ancora positivi al Covid anche per 20-30 giorni dopo la guarigione.

La persistenza del virus durante la convalescenza non era noto.
A questo fatto si aggiunge l'incertezza se gli anticorpi anti Covid.19, sviluppati dai guariti, saranno effettivamente protettivi e per quanto tempo.
Da questi elementi ne consegue molta prudenza sull'utilizzo della terapia con plasma (plasmaferesi)
I dati sono ancor anedottici e i risultati sono stati ottenuti in pazienti sottoposti anche ad altre terapie. Appare prematuro somministrare passivamente anticorpi ad un paziente fino a quando non sarà chiarito il rischio che Covid-19 possa sfruttare il meccanismo attraverso cui gli anticorpi fungono da vettore di infezione di altro sierotipo virale piuttosto che da fattore protettivo (il fenomeno paradosso dell'antibody-dependent enhancement ADE), inoltre, la somministrazione di plasma contenente anticorpi di un donatore può innescare, patologie immuno-mediate.
Quindi siamo ancora nell'ambito terapie compassionevoli.
In sintesi è una fase 2 con notevoli incognite a cui mancano i 3 passi preliminari fondamentali, i test sierologici per la ricerca delle IgG, la geolocalizzazione dei contatti degli infetti e la differenziazione geografica a differente rischio epidemico in ordine decrescente da Nord al Centro e al Sud con le isole

Elaborazioni su dati del Istituto Superiore di Sanità, della Protezione Civile, dell'ISTAT, di COVSTAT-IT, e GIMBE , in continuo consolidamento

 

Fulvio Zorzut
medico epidemiologo