Catturato l’ergastolano evaso a novembre dall’ospedale di Lecce dopo una sparatoria. Si era rifugiato da parenti a Trepuzzi, il suo paese

La sua fuga due mesi fa aveva fatto clamore, Fabio Perrone ergastolano di 42 anni era infatti evaso dall’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce il 6 novembre disarmando uno degli agenti che lo dovevano custodire e dando vita ad una sparatoria in cui aveva ferito tre persone. Era in fuga da due mesi e si era nascosto nel suo paese d’origine dove più di qualcuno lo ha coperto. Ieri la polizia l'ha rintracciato e arrestato. L’uomo si trovava in casa di parenti a Trepuzzi (Lecce), dove a scovarlo è stata la squadra mobile del capoluogo salentino. Ha tentato di fuggire attraverso il terrazzo dell’abitazione sui tetti ma è stato bloccato dai poliziotti.
Al momento della cattura, all’alba, è stato trovato vestito, con accanto un kalashnikov e una pistola, quella sottratta all'agente della polizia penitenziaria nel corso della sua fuga. Con sé aveva anche 4600 euro in contanti. Il blitz, scattato alle 5.45, ha visto impegnati ben 40 uomini, tra agenti della Polizia di Stato e della Polizia Penitenziaria. Le forze dell'ordine hanno circondato l’edificio, bloccando qualsiasi via di fuga. L'uomo ci ha provato lo stesso impugnando la pistola pronta a sparare: nell’arma sono stati trovati 15 colpi più uno in canna. Con il ricercato è stato catturato anche un incensurato di 32 anni, Stefano Renna, che si trovava con lui nell'appartamento e che si pensa abbia protetto la latitanza del Perrone
“La sua cattura - ha spiegato il comandante della polizia penitenziaria della Casa Circondariale di Lecce, Riccardo Secci - è il coronamento di un’attività investigativa che ci ha levato il sonno, che è proseguita ininterrottamente in questi 63 giorni, senza tregua”. Il questore della provincia di Lecce Pierluigi D’Angelo ha espresso “il suo plauso ai funzionari della Squadra Mobile che hanno dimostrato tenacia e non comune capacità investigativa. La cattura del latitante Perrone, che ha dimostrato la sua pericolosità sia nel momento della fuga che nelle fasi della sua cattura è il frutto di incessante attività investigativa”, anche se va aggiunto che la prevedibilità del soggetto che non ha trovato di meglio che rifugiarsi ala suo paese ha aiutato non poco gli investigatori.