Caso Regeni: svolta in Egitto finalmente ora si collabora. Intervista di Al Sisi a Repubblica

Difficile dire se sul caso Regeni la collaborazione fra autorità egiziane ed italiane sarà davvero trasparente come promesso ala Cairo al Procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, di certo le tante settimane passate, i depistaggi e probabilmente la cancellazione di molte prove rischiano di vanificare le indagini comuni anche se vi fosse finalmente buona fede da parte egiziana. Anche il generale al Sisi tramite una intervista pubblicata oggi sul quotidiano italiani "Repubblica" ha promesso un cambio di passo nelle indagini e la volontà dell'Egitto di trovare la verità su Regeni. Vedremo. Comunque alcuni segnali sono incoraggianti, come quello che vede finalmente l'ammissione da parte egiziana che dall'autopsia svolta nelle scorse settimane in Egitto sul corpo di Giulio Regeni emerge la presenza di "fratture, abrasioni, ustioni e lividi in più parti del corpo". Insomma durante l'incontro, avvenuto lunedì le discrepanze tra l'autopsia svolta a Il Cairo e quella romana sarebbero quasi un ricordo dato che ampio spazio è stato riservato proprio ai risultati delle autopsie alla luce del fatto che gli inquirenti italiani hanno illustrato le conclusioni cui è giunto il medico legale Vittorio Fineschi, nominato dalla procura. Secondo il consulente, sul corpo del ricercatore italiano sono state evidenziate ulteriori fratture grazie alla Tac e agli esami radiologici effettuati presso l'istituto di medicina legale della Sapienza a Roma. Le autorità giudiziarie egiziane dal canto loro hanno chiesto tempo ma anche garantito a Pignatone e Colaiocco che non verrà tralasciata alcuna pista investigativa, anche nel caso in cui l'inchiesta dovesse arrivare ad ambienti legati alle forze dell'ordine. Sicuramente positivo è il fatto che le indagini sono state avocate del procuratore generale egiziano, Nabil Ahmed Sadek che le avrebbe di fatto tolte alla procura di Giza che fino a pochi giorni fa aveva prodotto ogni genere di ipotesi complese quelle denigratorie nei confronti di Regeni. Il procuratore capo egiziano, una sorta di presidente della Cassazione, avrebbe invece detto chiaramente che non vi sono dubbi sulla specchiata moralità del giovane ricercatore friulano.
Comunque collaborazione nuova
Ancora incompleti invece i materiali di indagine consegnati dall'Egitto. Mancano ancora all'appello i dati delle celle telefoniche e i video delle telecamere di sorveglianza di metropolitane e negozi del quartiere nel quale Giulio viveva ed è sparito il 25 gennaio. Inoltre i documenti inviati fino a oggi dall'Egitto contengono informazioni sommarie e carenti anche sui verbali delle testimonianze raccolte dagli inquirenti egiziani. Per chiarire tutto questo si svolgerà a Roma, probabilmente prima di Pasqua, l'incontro tra la polizia italiana e quella egiziana al lavoro sul caso della morte di Giulio Regeni.