Capire l’Africa delle migrazioni: il dramma dei bambini soldato uno degli aspetti più crudi

Immaginate che una milizia armata arrivi nel vostro paese, raduni tutti nella piazza, trucidi a colpi di mitra o macete chi si oppone e porti via con la forza tutti i bambini in grado di camminare autonomamente. Un incubo che per fortuna alle nostre latitudini non è reale ma che invece è stata cronaca di quotidiana violenza in Africa. Non solo Boco Haram in Nigeria, ma anche le milizie tribali usano da decenni questo metodo di arruolamento per garantirsi nuovi adepti, giovanissimi facilmente manipolabili che diventano, nelle mani di addestratori e manipolatori psicologici, feroci combattenti che obbediscono in maniera cieca e senza fare domande a qualsiasi ordine. Scriviamo questo perchè troppo spesso si parla di Africa non per i suoi problemi e le guerre che l'insanguinano, ma solo per le migrazioni verso l'Europa che ne sono una naturale conseguenza. Come è naturale conseguenza che in un paese dove si subiscono ogni genere di soprusi e violenze, dove anche imparare a scrivere e leggere è un privilegio di pochi, la violenza e la sopraffazione del più forte sul più debole diventi l'unica legge comprensibile e talvolta, in pochi casi per fortuna, esportata anche nelle migrazioni. Anche per questo varrebbe la pena analizzare a fondo i problemi delle varie zone del continente che i nostri avi definivano in maniera sprezzante “nero”, perchè in realtà la soluzione alle questioni migratorie si trova in quei paesi e non certo erigendo muri. Problemi enormi che dovrebbero far comprendere di cosa si parla quando si dice che vi sono milioni di persone in fuga da guerre, fame e sete. Tornando al fenomeno dell'arruolamento forzato in milizie e bande armate di bambini e adolescenti, bisogna dire che è un fenomeno poco conosciuto ma che è in realtà una costante in alcune zone come la Repubblica Centroafricana. Per fortuna alcune notizie positive arrivano, anche se si tratta di numeri ancora insufficienti, è di oggi infatti la notizia, diffusa dall'Unicef, secondo cui altri 163 bambini, tra cui 5 ragazze, sono stati rilasciati venerdì scorso da un gruppo armato nella Repubblica Centrafricana. I bambini sono stati rilasciati dalla milizia anti-Balaka durante una cerimonia nella città di Batangafo. Da maggio il numero dei bambini liberati è salito così a 645.
Il rilascio di venerdì, che è stato facilitato da Unicef e dalla United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in the Central African Republic (Minusca), arriva tre mesi dopo che 357 bambini sono stati liberati in seguito ad un accordo tra 10 gruppi armati del Paese a rilasciare tutti i bambini. Altri 125 bambini sono stati rilasciati nelle scorse settimane. "Questo rilascio è un segno che il processo di attuazione dell'impegno assunto dai leader di questi gruppi, come parte del processo di pace e di riconciliazione, è sulla buona strada", ha detto Mohamed Malick Fall, rappresentante Unicef che ha partecipato alle cerimonie. "Ci aspettiamo di vedere centinaia di bambini rilasciati prima della fine di quest'anno". I bambini liberati hanno ricevuto assistenza medica e hanno parlato con gli assistenti sociali. Sono stati poi portati in un centro di transizione in cui potranno o frequentare le lezioni o iscriversi a corsi di formazione professionale. L’ Unicef e i suoi partner potranno anche iniziare il processo di registrazione e ricongiungimento dei bambini con le famiglie alle quali erano stati strappati con la forza.
L' Unicef stima che nel Paese dal 2013 tra 6.000 e 10.000 bambini sono stati associati con le fazioni armate. Questo include i bambini che servono come combattenti, così come coloro che lavorano come cuochi, messaggeri e in altri ruoli, per non parlare poi delle bambine il cui “utilizzo” è drammaticamente comprensibile. L'accordo per rilasciare tutti i bambini è stato raggiunto in un forum della riconciliazione a Bangui lo scorso maggio e la speranza è che nei prossimi mesi possa essere completato. Si tratta però della prima fase di un percorso difficile, perchè la rieducazione alla vita di questi bambini che hanno visto e operato solo nella violenza più indicibile non sarà facile.