Brexit ora fa paura agli inglesi, sondaggio del “The Independent” parla del no all’uscita dalla Ue in vantaggio di 10 punti

Brexit, ci sarebbe una tardiva marcia indietro degli inglesi, secondo un sondaggio commissionato in esclusiva dal quotidiano “The Independent”, il “No” all’uscita dall’Europa sarebbe in vantaggio record di 10 punti, come dire che ora più di metà dei cittadini di sua maestà voterebbe per restare
nella Ue.
Chiarissimi i dati così come riportati dall'autorevole quotidiano inglese il 51% degli elettori britannici si dice ora contrario all’addio all’Ue contro il 41% che voterebbe di nuovo per il divorzio: il distacco di 10 punti è il più grande mai registrato dal referendum del 23 giugno 2016 che sancì lo strappo dall'Europa. Il sondaggio esclusivo è stato commissionato dal quotidiano britannico The Independent alla società demoscopica BMG Research.
Certamente a condizionare la scelta, che però non ha alcun effetto pratico, sono le notizie relative alla trattativa fra il governo di Teresa May che fra l'altro ha anche annunciato con un disegno di legge sull’uscita dall’Unione europea la data della Brexit fissata al 29 marzo 2019. Una precisazione temporale che non è piaciuta all’opposizione e anche a diversi parlamentari conservatori che ritengono che fissare una data in anticipo possa indebolire la posizione di Londra nei negoziati con Bruxelles, o addirittura impedire la conclusione di un accordo.
Ma c'è di più già una quindicina di giorni fa un titolo del Financial Times aveva fatto tremare i polsi agli inglesi annunciando “una resa”. “Il Regno Unito si inchina alle richieste della Unione europea” questo il titolo e poi nel pezzo si leggeva che il governo di Londra promette di assumersi la responsabilità di pagare fino a 100 miliardi di euro per divorziare dall’Unione europea. In realtà il prezzo di Brexit oscilla tra i 44 e 55 miliardi di euro ed era considerato un punto fermo necessario per passare alla seconda fase dei negoziati in cui si definiranno gli accordi commerciali fra Regno Unito e Unione europea, quel quadro di certezza e stabilità che chiedono imprese, banche, investitori. Dati che evidentemente nel giugno del 2016 nessuno aveva raccontato agli inglesi che oggi si trovano a fare i conti economici con la loro scelta di autonomia.