BIS DEI RIFORMISTI MODERATI, ULTRACONSERVATORI KO IN IRAN

 

In Iran, anche se a circa 50 anni dalla scomparsa di Khomeini, qualcosa, anche se poco, si muove. Infatti le elezioni presidenziali di ieri premiano per la seconda volta consecutiva per 4 anni il riformista moderato, Hassan Rouhani, artefice dello storico accordo sul nucleare con gli Stati Uniti che ha tolto Teheran dalla 'lista nera' dei nemici di Washington.
Non è certo una vittoria per Alì Khamenei, la Guida Suprema,successore di Khomeini, che vede sconfitti gli ultra-conservatori guidati dal suo grande amico Ebrahim Raisi, che con gran faccia tosta si fa definire populista.
Grande affluenza alle urne, donne rigorosamente in chador ai seggi, sondaggi che in un Paese ai primi vagìti democratici, hanno ballonzolato a favore dell'uno o dell'altro candidato a seconda degli argomenti affrontati.
Il Presidente uscente Rouhani , riformista, era dato in testa se si parlava di politica internazionale, il suo rivale se invece si parlava di economia. Va comunque presente che mai, in Iran, un Presidente uscente manca la rielezione.
Raisi si definisce populista, ma l'opposizione sfrutta contro di lui un'arma terribile: il fatto che nel 1988 ha fatto parte della cosidetta Commissione della morte che fece giustiziare migliaia di prigionieri politici. I pasdaràn (le guardie della rivoluzione islamica) portano ai suoi comizi folti gruppi di persone sperando che così si rafforzi quell'isolamento sul quale hanno costruito il loro 'impero economico'.
Khameni non ha preso apertamente posizione né ha dato il suo 'endorsement' ad alcuno dei due candidati. Resta però il fatto che ha criticato Rouhani per aver ignorato le classi medie e povere e cercato di 'costruire ponti' con gli Stati Uniti sul tema del nucleare,
Per persuadere i connazionali più devoti e poveri, Raisi racconta di essere orfano come Maometto e si presenta come uno del popolo promettendo 6 milioni di posti di lavoro (ma dove trova i soldi data la crisi del petrolio?) e più sovvenzioni mensili al 30% alla popolazione anche se ciò farebbe 'decollare' la già alta inflazione. Ultima carta: la lotta alla disoccupazione, altissima specialmente fra i giovani.
C'è poi la questione delle sanzioni, che gli americani applicarono prima dell'intesa sul nucleare: alcune sono state tolte, ma non tutte. La ragione è semplice: l'Iran continua a essere capofila della galassia sciita e, con la Russia, sostiene la dittatura del sirinao Assad, cosa che evidentemente a Trump non può far piacere.

 

AUGUSTO DELL'ANGELO
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