Assalto alla sede della ONG Save the Children a Jalalabad in Afghanistan. Molti morti e feriti. Bambini in fuga

Un kamikaze si è fatto esplodere all'ingresso dell'edificio che ospita la sede della ONG Save the Children a Jalalabad in Afghanistan facendo da apripista ad un commando armato che penetrato nelal sede dell'Ong avrebbe sparato con armi autmatiche contro i volontari prendendo in ostaggio anche molti bambini. Jalalabad è capoluogo della provincia orientale afghana di Nangarhar. Secondo le prime frammentarie notizie diffuse da fontiufficiali afgane tramite le agenzie di stampa internazionali tre dei cinque membri del commando sarebbero stati uccisi dalle forze speciali. La conferma dell'attacco e della reazione delle forze speciali è arrivata anche via twitter daYousuf Saha, capo ufficio stampa dell'ex-presidente Hamid Karzai. Sempre secondo questa fonte altri due militanti si sono trincerati nel terzo piano dell'edificio tenendo in ostaggio un numero imprecisato di dipendenti dell'organizzazione. Secondo testimonianze riprese dai social networks dall'esterno del compound si sarebbero udite, dopo il primo devastante attacco, sporadici colpi d'arma da fuoco segnale di un attacco prolungato.
Di sicuro sono stati portati in ospedale numerosi feriti, mentre testimoni oltre a raccontare di varie auto in fiamme dinanzi all'ufficio dell'ong parlano di corpi non recuperati nei pressi dell'edificio. La portavoce di Save The Children in Afghanistan, Mariam Attaie, ha detto che l'organizzazione non può dare informazioni al momento. "Una volta che avremo tutte le informazioni le condivideremo".

I TALEBANI NEGANO RESPONSABILITA'
I talebani afgani hanno respinto ogni responsabilità nell'attacco armato alla Ong che si occupa di bambini. Al riguardo il portavoce Zabihullah Mujahid ha indicato via Twitter: "Attacco odierno nella città di Jalalabad: nulla a che vedere con i mujaheddin dell'Emirato islamico". Questa smentita, che esclude quindi anche la Rete Haqqani collegata con i talebani, lascia pensare ad un'azione dell'Isis.