Arabia Saudita, Siria, Isis: profonde divisioni in Iran

 

L'accordo di luglio sul nucleare con gli Usa, l'ex “Satana”, abolendo le sanzioni dell'Occidente, avrebbe dovuto rafforzare l'economia e la compattezza dell'Iran, guida degli sciiti. Invece ha riacceso le profonde divisioni tra riformisti e conservatori. Su tre temi: come reagire alla provocazione dell'Arabia Saudita, leader dei sunniti, dopo l'esecuzione della condanna a morte dell'imam predicatore sciita al Nimr a Riad, come combattere l'Isis e come continuare a sostenere, anche più di Putin, il dittatore siriano Assad.
Tutto cominciò in luglio quando, a Vienna, Teheran firmò con il “5+1” (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia più Germania) lo storico accordo per non produrre per almeno 10 anni materiale in grado di costruire l'atomica. I riformisti accolsero con entusiasmo l'intesa perché revocava le sanzioni e permetteva all'Iran il libero export del suo petrolio (altro motivo di tensione con i sauditi). Contrari invece i pasdaràn, i giovani “guardiani della rivoluzione”, e i militari che stanno sempre più aumentando il loro peso anche politico, nonché in settori chiave dell'economia, nel regìme degli ayatollah.
La risposta alla provocazione di Riad dimostra appunto le divisioni interne dell'Iran. L'incendio delle bandiere saudite è stata opera esclusiva dei pasdaràn così come l'assalto all'ambasciata di Riad che il Premier riformista Rouhani ha definito “inaccettabile”. La continua invocazione della “vendetta divina” da parte dell'ayatollah Alì Khamenei altro non è che la perfetta formula per prendere tempo. Sono stati invece i sauditi a rompere le relazioni diplomatiche con Teheran e a espellete tutto il personale dell'ambasciata iraniana.
La 'guida suprema' dovrà quindi continuare a mediare tra le due 'anime' del suo regìme, in particolare sul problema della guerra con la Siria. L'Iran è infatti molto più intransigente dello stesso Putin nel sostegno ad Assad e sarà difficile fargli accettare il dialogo per la pacificazione prevista dal 'processo di Vienna'.
Inquadrate e guidate dagli iraniani sono anche le milizie sciite che si battono contro l'Isis in Iraq, ma il loro impiego è limitato dal Governo di Bagdad (per esempio a Ramadi, ex roccaforte del Califfato) per evitare che, dopo una vittoria, scatti la caccia ai sunniti, come è accaduto a Tikrit, la città natale di Saddam Hussein.

Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it