Apoteosi dell’annuncite: Renzi “annuncia” la data in cui verrà data la data

Dobbiamo vivere serenamente, come ogni passaggio democratico” questo momento che ci porta al referendum. Lo aveva chiesto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell’ambito della sua visita di Stato in Bulgaria. “Il mondo è molto più interconnesso del passato”, aveva spiegato Mattarella all’indomani delle polemiche sulle dichiarazioni dell’ambasciatore americano a Roma Phillips, “ogni cosa che avviene in un Paese si riverbera sugli altri. Ogni cosa che avviene in un Paese importante, e l’Italia è un Paese importante, viene seguita con attenzione all’estero”. Questo comunque non toglie che “la sovranità è demandata agli elettori”, aveva aggiunto. Plauso al presidente è venuto praticamente da tutti i gruppi politici, del resto più che di linea politica quelle di Mattarella sono parole di buonsenso e forse hanno colpito anche il premier Matteo Renzi che questa mattina ha annunciato, non la data delle elezioni referendarie, sarebbe stato troppo, ma la data in cui la data verrà annunciata. Insomma L’apoteosi dell’annuncite si fa delirio, una psicosi dalla quale il premier non riesce proprio a staccarsi. L’ora “x” sarà la mattina del 26 settembre, quando i ministri sederanno intorno al tavolo di governo per la prevista sessione, sempre che, ovviamente, per qualche ragione di forza maggiore, la riunione non venga rinviata. Qualcuno malignamente già considera il rinvio come programmato, cosa fatta, perchè nella machiavellica voglia del premier di tirare avanti spostando il ricorso alle urne per il referendum costituzionale il più possibile, magari nel nuovo anno ogni mezzo e valido. Motivo di questo procrastinare, non è solo la notoria allergia del premier alla consultazione del popolo sovrano, ma soprattutto, prima di farlo, di cercare di mettere a frutto i provvedimenti economici in favore di questa o quella categoria che sta studiando. La speranza è quella di riacquistare consensi personali e convincere gli indecisi che la sua politica sia quella giusta e che il no ala referendum equivale al diluvio universale preceduto dall’invasione delle cavallette. Difficile però che l’operazione gli riesca ancora, perchè le risorse sono sempre di meno e la possibilità di elargire prebende di massa molto limitata anche se l’idea di dare con una mano e togliere con l’altra vede da sempre maestri i tecnici dei ministeri ed è quindi una possibilità da non escludere, anzi. Ma il vero problema per Renzi è la sempre minor credibilità che suscita negli italiani che hanno ben compreso come lo “stai sereno” elargito ad Enrico Letta non fosse casuale, ma alla base della concezione di governo del premier che continua a promettere benessere e “serenità” agli italiani che invece si scontrano tutti i giorni con una realtà del Paese che non è certo quella raccontata da Renzi e da metà del suo partito. Metà, perchè l’altra, è già approdata ad altri lidi o si e autosospesa o è in procinto di farlo, perchè i venti di scissione ormai soffiano impetuosi favoriti dal secondo tormentone a cui ci ha abituati Renzi. Quel far spallucce e dire “c’è ne faremo una ragione” quando le opinioni non convergono con le sue.