Ancora un crollo della borsa cinese trascina al ribasso i listini di tutto il mondo. Si rafforza l’euro e con esso le criticità italiane

Inutile sottovalutare il problema come stanno facendo, per interesse più che per convinzione, alcuni economisti europei, quanto si sta determinado in Cina non è solo una grande correzione scatenata dai timori, ma è l'effetto della bolla finanziaria cinese, venuta allo scoperto dopo che l'economia reale ha dato segni di rallentamento pesante. Siamo insomma alle solite, iil capitalismo momndiale continua a tenere un dito nel “didietro” alla finanza speculativa, non si è imparata la lezione dal recente passato e si persevera nell'errore ormai diventato “diabolico” e non più umano. Così le borse europee aprono a picco dopo che nel corso della notte europea le borse asiatiche erano scese a picco per i timori sul rallentamento dell'economia cinese. La Borsa di Shanghai perde l'8%, dopo essere scesa del 9% e aver praticamente azzerato i guadagni di inizio anno, trascinando in picchiata tutti i listini asiatici. In Cina il listino è precipitato per i mancati interventi di contenimento da parte delle autorità di Pechino. La caduta peraltro è frenata dal limite di discesa del 10% previsto dalla borsa di Shanghai. Prima della chiusura Hong Kong arretra del 4,95%, Tokyo chiude a -4,61%, Seul a -2,47%, Sydney del 4%, Giakarta del 4,3%, Taiwan del 4,8% ai minimi da tre anni, tanto che si è diffusa la notizia che il governo di Taiwan non esclude la possibilità di creare un fondo per l'acquisto di azioni.
Il crollo dei listini asiatici fa volare l'euro ( con conseguenze negative sulle esportazioni italiane se il trend dovesse consolidarsi) e anche lo yen, cioè le monete considerate in questo momento beni rifugio. La moneta europea passa di mano a 1,1445 dollari. Euro/yen a 138,57 e dollaro/yen ai minini da un mese e mezzo a 120,71.
Molto male anche il petrolio la paura del rallentamento dell'economia cinese e il crollo delle borse asiatiche, mandano a picco il prezzo del petrolio, che già attraversava una congiuntura ribassista per gli eccessi di forniture sui mercati. In Asia i future su Light crude Wti e quelli sul Brent scendono ai minimi da sei anni e mezzo, rispettivamente a 39 dollari e 44,24 dollari al barile.