Ancora un colpo di stato nel Burkina Faso

Michel Kafondo (a destra) e Isaac Zida (a sinistra), rispettivamente Presidente e Primo Ministro del Burkina Faso entrambi sono stati presi come ostaggi.

Michel Kafondo (a destra) e Isaac Zida (a sinistra), rispettivamente Presidente e Primo Ministro del Burkina Faso. Entrambi sono stati presi come ostaggi.

 

Mancava poco all’appuntamento elettorale dell’11 ottobre che avrebbe segnato lo svolgimento delle prime elezioni presidenziali e legislative dopo la caduta di Blaise Comparoré, rimasto al potere per ben 27 anni. Ma il Burkina Faso non ce l’ha fatta.

Ieri pomeriggio, a poco meno di un mese dalle elezioni, i militari del Reggimento di sicurezza presidenziale (RSP) hanno occupato il palazzo Kosyam, sede del presidente nella capitale Ouagadougou e sequestrato il capo del governo di transizione, Michel Kafando, il primo ministro Isaac Zida e altri membri governativi impegnati in quel momento in un consiglio dei ministri. I militari hanno dichiarato sciolte le istituzioni politiche, sostituendole con un Consiglio Nazionale della Democrazia (CND) guidato dal generale Gilbert Diendéré, numero uno del RSP e braccio destro dell’ex presidente. Questo, come dichiarato dal generale, “in attesa di elezioni inclusive". I golpisti contestano infatti la legge elettorale approvata dal governo transitorio che escluderebbe un certo numero di personalità politiche del governo Compaoré.

I media sono stati immediatamente isolati e in parte ripristinati stamattina. Numerosi manifestanti a sostegno del governo di transizione hanno quindi tentato di radunarsi attorno al palazzo ma sono stati presto dispersi. Gli spari si sono sentiti nella notte in diversi quartieri della capitale pattugliata da soldati del RSP. Si contano per ora sei morti e almeno 60 feriti.

Intanto gli oppositori si organizzano attorno a Moumina Cheriff Sy, presidente del consiglio nazionale di Transizione (CNT), che ha dichiarato apertamente di essere lui il presidente in assenza di Kafando.

Non sono mancati nella notte tentativi di dialogo con i golpisti: tutti sono stati presto interrotti. Solo quattro donne sono state liberate, con la promessa della scarcerazione del presidente e del primo ministro. Il CND ha dichiarato la chiusura delle frontiere e imposto un coprifuoco a partire da oggi.

Questo intervento militare è avvenuto dopo la presentazione da parte della commissione della riconciliazione e delle riforme (istituita dal governo di transizione), di una relazione che prevedeva lo scioglimento della RSP, organo militare responsabile della sicurezza del presidente del Burkina Faso, ma soprattutto braccio armato dell’ex presidente Compaoré.

Non sarà tuttavia un caso che l’ex presidente, fuggito in Marocco, dove è rimasto soltanto tre settimane - a quanto pare perché lo stile di vita di quel paese piaceva poco a sua moglie –, si sia spostato più vicino al Burkina Faso, in Costa d’Avorio. Il generale Diendéré ha ufficialmente negato il coinvolgimento dell’ex presidente nel colpo di stato, anche se già ad inizio mese il sito di informazione online “La lettre du continent” dichiarava che Blaise Compaoré era impegnato ad organizzarsi per influenzare i risultati elettorali di ottobre.

Non c'è pace, dunque, per il Burkina Faso, paese poverissimo, devastato da continui colpi di stato e, da un paio d'anni, anche dalle incursioni jihadiste dei Boko Haram nigeriani.

Il paese era entrato in un periodo di transizione politica dopo la sollevazione popolare del 30 e 31 ottobre 2014 che aveva portato alla caduta di Compaoré (rieletto già per quattro mandati presidenziali) dopo elezioni fortemente contestate, il quale era pronto a modificare la costituzione per ottenerne un quinto.

Se oggi le comunità internazionali condannano il colpo di stato e richiedono l’immediata liberazioni degli ostaggi, negli anni del suo governo Compaoré aveva però potuto contare sin dalla presa del potere – con l’uccisione del predecessore Thomas Sankara – fino alla sua fuga, sul sostegno di due grandi potenze: la Francia e gli USA.

Il governo di Compaoré è stato infatti considerato un alleato strategico in un territorio segnato da numerose ribellioni e dall’avanzata dell’islam. Forze speciali, residenti e una quarantina di filiali di imprese francesi sono presenti in Burkina Faso. Gli Stati Uniti, dal canto loro, dispongono di una base aerea da cui partono droni per il controllo del Sahara. Lo stesso generale Diendéré è stato insignito in Francia nel 2008 della legione d’onore ed il presidente francese François Hollande ha accolto a Parigi nel 2012 Blaise Compaoré per tentare, tramite la sua mediazione, una soluzione ai difficile conflitti col Mali.

Danielle Maion