Anche il Forum terzo settore nazionale aderisce al movimento “Con i migranti per fermare la barbarie”

Anche il Forum terzo settore nazionale aderisce al movimento "Con i migranti per fermare la barbarie”, questo l'appello: L’Italia è più grande di qualsiasi muro: la vera sicurezza è quella di tutti I nostri re erano occitani, la nostra regione più produttiva porta il nome di un popolo germanico, le nostre spiagge del tutto esaurito nascono greche, le nostre Madonne sono spesso nere (121 in Italia, 741 in Europa). Anche prima dell’attuale globalizzazione eravamo già globali, anzi, la globalizzazione nell’antichità eravamo noi. Un marziano che scenda verso lo stivale, inquadrandolo sempre più da vicino e vedendolo lì, tra nord e sud, est ed ovest, si chiederebbe quale molteplicità di genti, storie, mercati possa mai ospitare la nostra terra. I nostri giovani hanno i volti delle nostre pallavoliste, i nostri nonni e i nostri figli votano dall’estero, gli idoli dei nostri ragazzini sono portoghesi.
La nostra Italia è più grande dei muri ristretti dentro i quali la si vuole chiudere. La nostra identità è differenza, la nostra storia è mobilità, la nostra quotidianità è un bello, ma spesso faticoso, “stare insieme”, non ci trova separati in “noi” e “loro”. Negare la nostra storia e la nostra identità con norme o prediche surreali e pericolose è negare le condizioni di una vera sicurezza, che è tale se è per tutti e non solo per qualcuno.
Certo mobilità e migrazione non sono un’esperienza facile, non sono fotografie patinate, come insegnano tanti volontari e operatori che scommettono ogni giorno su un’integrazione reale di tutti. Se mal governate, ma soprattutto sfruttate e discriminate, senza tutele, alla mercé dei ricatti, possono riverberare solo insicurezza e degrado per tutti. È stato così anche con l’immigrazione interna, e chi non si ricorda il degrado, il razzismo, ma anche la violenza delle nostre grandi città industriali del nord negli anni ’70 nega anche qui la storia. Di quelle stesse grandi città che, grazie alla fatica e al lavoro dell’immigrazione e dell’integrazione tra tutti, oggi si scoprono inedite capitali del turismo. Non abbiamo bisogno dell’immigrazione straniera per aver sperimentato la paura e la violenza di cui siamo stati e siamo capaci noi stessi, da soli, come ancora testimonia la piaga delle mafie per le quali restiamo drammaticamente indiscussi “leader” mondiali nei mercati della droga e della corruzione.
Sposare la logica dell’emergenza, invece della pianificazione e della lungimiranza, è ormai dimostrato, significa allearsi, forse inconsapevolmente, con il degrado, lo sfruttamento, l’insicurezza e la paura.
L’immigrazione è e sarà sempre più la normalità del nostro Paese. Negare la Realtà, come si è fatto a partire dalla legge Bossi Fini e dal rifiuto di una pur timida norma sulla cittadinanza a chi nasce nel nostro Paese, non ne ha arrestato il divenire. Ha invece solo contribuito a renderlo fonte di guadagno per chi vuole specularci sopra, anche politicamente.
Se veramente si vuole creare sicurezza bisogna investire sulla sicurezza di tutti, che parte sempre dalla tutela di chi è più debole. Se veramente si vuole arrestare anche l’emigrazione involontaria dei nostri giovani, serve costruire un Paese accogliente, dove ogni città diventa sicura perché di ogni persona e famiglia, e di ogni luogo, ci si prende cura e se ne esalta la bellezza e la libertà, non ostaggio delle “conoscenze giuste” o “dell’amico in Comune”. Per questo rimettere in discussione quanto di meglio si è fatto con le nostre comunità in termini di accoglienza, o mettere sotto accusa esperienze come Riace, piuttosto che approvare norme sulla presunta sicurezza per limitarsi a soccorrere non coloro che fuggono da guerre e disperazione, ma solo coloro che possono dimostrare di essere stati personalmente perseguitati, dimostra un cinismo, che prima di tradire la nostra Costituzione, tradisce la nostra umanità e il futuro dei nostri figli. Questa chiusura mentale ha già fatto tantissimi morti: bambini, mamme, papà, uomini, donne. Si è già compiuta, nei nostri mari, ma non solo, una strage invisibile, per numeri superiore a quella dell’11 settembre. Quello che sta avvenendo da anni è già un 11 settembre di tutti noi-distratta Europa (perché dell’Europa non si parla in terza persona), ostaggio degli ombelichi nazionalisti, siano essi populisti o moderati. Per questo saremo in questi giorni a fianco delle organizzazioni di un’ampia rete di realtà della società civile che hanno lanciato l’appello “Con i migranti contro le barbarie”, in particolare perché sia rimesso in discussione il decreto “Salvini” e si smetta di ostacolare chi vuole fare una seria attività di soccorso e accoglienza.
Per questo chiederemo al Governo di costruire un tavolo di confronto sul tema immigrazione e accoglienza, per sfidarci tutti a una vera sicurezza e a una vera legalità che, come sancisce la nostra Costituzione, si fonda sul dovere della solidarietà e dell’affermazione dei diritti umani.
Non sul “prima qualcuno di qualcun altro”, perché non è questa la nostra storia e tanto meno il nostro futuro. Non è la nostra Italia, che sa, invece, con la propria laboriosa fatica, essere ogni giorno migliore di come la si vuole raccontare.