ALTRO CHE BREXIT E SPAGNA, ARRIVA IL SISMA ELETTORALE

Si è appena avuto, in questo fine giugno, il doppio verdetto del referendum inglese sull'Europa e, dopo appena 3 giorni, il voto-bis in Spagna data l'ingovernabilità uscita dalla consultazione di dicembre. Ma nel giro di pochi mesi sta arrivando sulla politica del mondo un vero sisma elettorale.

Cominceranno gli States, il primo martedì di novembre, per scegliere il successore di Barack Obama alla Casa Bianca: un voto di cruciale importanza anche per il Vecchio Continente dati gli stretti rapporti americani con l'Europa. Cambierà poco se vincerà Hillary Clinton, a parte la novità che sarebbe la prima donna Presidente, ma molto (e non si sa cosa e quanto) se a prevalere fosse Donald Trump, il tycoon anti-sistema.
In primavera toccherà alla Francia, Paese in piena crisi per gli scioperi, gli attentati e un crollo verticale dei favori per Hollande, attuale inquilino dell'Eliseo. Il suo partito socialista è in frantumi, ma ora nessuno sa pronosticare se nelle elezioni presidenziali di primavera e quelle legislative, subito dopo, prevarrà il populismo in ascesa di Marine Le Pen oppure ci sarà un ritorno al potere della Destra neo-gollista di Sarkozy.
Poi, a fine estate, è in programma il voto forse più importante per la Comunità proprio perché la Germania ne ha la 'leadership': si dovrà eleggere il nuovo Parlamento e rinnovare o meno l'annoso mandato alla Cancelliera Angela Merkel. Ma anche lei non dorme sonni tranquilli, insidiata com'è dalle spinisolazioniste o egemoniche, nonché quelle populiste anti-profughi e le frange razziste.
Da Londra a Berlino passando per Washington. Un denominatore comune: portata storica dei voti per la singolare combinazione di tre elementi: la rapida e quasi contemporanea sequenza delle chiamate alle urne, la possibilità di cambiamenti politici anche radicali, la difficile situazione in cui versa l'Ue, fiaccata dalla crisi economica, scossa dalle migrazioni, impaurita dal terrorismo, imbelle di fronte a conflitti in aree geografiche vicine (tipo Ucraina).
A queste elezioni si affianca anche, in maggio sempre del 2017, la scadenza del mandato del Presidente del Consiglio Ue, il polacco Donald Tusk, mentre quello della guida del Parlamento europeo, il tedesco Martin Shulz, scadrà già in gennaio.
Come si vede, un vero e proprio sisma elettorale.

AUGUSTO DELL’ANGELO

Augusto.dell@alice.it