Al liberismo selvaggio non c’è fine, oggi il Parlamento europeo decide sul TTIP

Si chiama "Trattato Transatlantico sul commercio e sugli investimenti" e riguarda gli Stati Uniti d'America e l'Unione Europea. Oggi il Parlamento europeo si esprimerà su questo accordo commerciale a 360° di cui si parla sempre più spesso negli ultimi due anni e, non a caso, sono infatti moltissime le perplessità legate a questa partnership su scala mondiale che mira a creare la più grande area di libero scambio del pianeta. Il voto del Parlamento Ue doveva avvenire il mese scorso ma il dibattito non s'è svolto per la presenza di più di 200 emendamenti.

Il TTIP è fortemente osteggiato da un numero molto alto di organizzazioni espressione della società civile di tutta Europa: ben 483. Tra loro c'è anche la nota Slow Food dell'italiano Carlo Petrini, che spinge per un rifiuto in blocco del trattato, senza arrivare ad inutili compromessi e con un chiaro invito rivolto ai parlamentari europei perchè non aderiscano. "Se il Ttip viene approvato - ha affermato il presidente di Slow Food -, il nostro sistema alimentare quotidiano, già soggetto a un cambiamento drastico e insidioso, diventerà sempre più slegato dalla dimensione umana. Gli accordi di libero scambio, a partire dal Nafta, non hanno portato ad alcun miglioramento della qualità della vita dei piccoli produttori e di chi è economicamente svantaggiato, ma hanno solo moltiplicato i guadagni degli speculatori più ricchi".

La partnership Ue-Usa sembra riguardare tutti quanti tranne i Parlamenti dei singoli stati: il dibattito sulla materia non compare nemmeno nei media di casa nostra. Al momento è possibile rintracciare notizie sul tema solo attraverso il web: più nel dettaglio la Campagna STOP TTIP si propone di raccogliere le firme necessarie per far sentire la voce dei cittadini. Anche Greenpeace si è fatta sentire: il TTIP rappresenta per la storica associazione che ha condotto tante battaglie in nome dell'ambiente una vera minaccia nei confronti di questo ed anche della democrazia.

Il mercato e gli interessi privati delle multinazionali diventerebbero ancora più dominanti rispetto a quanto non lo siano già oggi, una volta che il TTIP entrasse in vigore. Gli standard stabiliti dall'Ue in merito alle normative energetiche verrebbero by-passati e le sostanze di derivazione chimica sarebbero considerate sicure fino a prova contraria (negli Usa il principio di precauzione non è infatti valido come nel vecchio continente). Oltre tutto la sicurezza alimentare correrebbe seri rischi e l'uso degli Ogm diventerebbe la norma anche in Europa, con l'agricoltura industriale americana pronta a sbarcare in forze nel mercato Ue, in barba a tutti i piccoli produttori europei.

A chiudere questo scenario di cui si parla ancora pochissimo, il TTIP porterebbe una pericolosa 'serpe in seno', ovvero la possibilità per le multinazionali di ricorrere direttamente contro i singoli governi nazionali. Il TTIP prevede la creazione di un organismo per gli standard transatlantici di libero scambio che scavalcherebbe i Parlamenti, mentre spetterebbe ad un organo di arbitrato internazionale decidere in merito alle controversie fra investitori privati e stati. Vale a dire che le multinazionali potrebbero accusare l'Italia, la Spagna, la Grecia etc. di intralciare intenzionalmente il libero mercato in base a standard decisi grazie all'introduzione del trattato. Un'operazione su larghissima scala che calerebbe sopra la testa dei cittadini europei i quali sarebbero i primi a rispondere nel caso in cui il loro Paese risultasse perdente nella controversia.

Come ha dichiarato mesi fa Vandana Shiva, attivista ecologista indiana: "Quello che por­terà il TTIP è la fine della demo­cra­zia, la fine della sicu­rezza alimentare e la fine della pos­si­bi­lità per tutti noi di costruirci una vita dignitosa".