Aereo russo abbattuto dai turchi sul confine siriano. Scambi d’accuse fra Ankara e Mosca

Non bastavano gli attentati e le parole di comune lotta contro il nemico Isis, le contraddizioni nello scacchiere medio orientale oggi si tingono di nuove tensioni. E' stato infatti abbattuto dai caccia turchi in seguito a un presunto sconfinamento un aereo da guerra russo che si è schiantato lungo la frontiera tra Siria e Turchia. La nazionalità del velivolo all'inizio non era stata accertata ma le voci erano chiare dato che le autorità di Ankara avevano affermato che gli F-16 turchi avevano avvisato il caccia intruso ed hanno aperto il fuoco solo dopo che i ripetuti avvertimenti di abbandonare lo spazio aereo invaso erano stati ignorati. Incerta la sorte dei due piloti dell'aereo colpito, secondo i media turchi, si sono lanciati con il paracadute e sono stati catturati da ribelli,  uno sarebbe stato ucciso  dalle forze turcomanne anti-Assad presenti nell’area. Diversa la versione del Cremlino, Mosca ha ammesso l'episodio ma dandone una lettura completamente diversa: "L'aereo abbattuto è nostro, ha spiegato il ministero della Difesa russo, rendendo noto che si trattava di un Sukhoi-24, bombardiere tattico a bassa quota. Secondo il ministro "presumibilmente" si era trattato di un attacco da terra e soprattutto ha aggiunto di poter dimostrare che il velivolo era rimasto nello spazio aereo siriano per tutta la durata del volo. Ankara ha replicato quasi immediatamente: "Ad abbatterlo sono stati due nostri F-16 dopo 10 avvertimenti lanciati in 5 minuti, e rimasti inascoltati, perché abbandonasse il nostro spazio aereo".
Ma Mosca insiste: "Volava su cielo siriano". L'aereo da guerra però è precipitato sulle montagne turcomanne in territorio siriano, a nord della città costiera di Latakia dove tra l'altro fanno base i jet russi impegnati nei bombardamenti sulla Siria cosa che farebbe vacillare la versione turca, anche se in realtà un aereo colpito solo se eslode in volo precipita come un mattone, altrimenti per inerzia può volare ancora per chilometri.
La zona in cui è caduto il caccia è stata oggetto nei giorni scorsi di un'offensiva del regime di Damasco, sostenuta dall'aviazione di Mosca, contro milizie ribelli. Quanto l'episodio possa complicare i difficili equilibri fra  le forze che si oppongono all'Isis è difficile valutarlo, il sospetto che da parte turca si sia cercato l'incidente è forte , del resto Ankara nella vicenda non ha mai avuto un atteggiamento chiaro, da un lato formalmente in quanto anche paese Nato  è contro il califfato, ma dall'altra i convogli di autocisterne che contrabbandano petrolio passano con quasi certezza dal confine turco, così come dalla turchia sono entrati i  mercenari e i fanatici religiosi  che hanno ingrossato le fila dell'Isis. Un atteggiamento che sarebbe incomprensibile se non si considerassero i due fattori, il primo sono i Curdi nemici dell'Isis ma che Ankara considera propri nemici perfino più pericolosi del califfo e dei suoi seguaci, il secondo è relativo al fatti che la Russia continua ad appoggiare, anche se recentemente con alcuni cedimenti  Assad. Insomma ai turchi non basta il fatto che "il nemico del mio nemico è amico", perche Erdogan non ha ancora scelto le priorità, o forse in barba all'occidente lo ha già fatto.