Addio cara vecchia fattura in carta

Da martedi prossimo la fattura in carta andrà definitivamete in pensione: l’emissione, la trasmissione, la conservazione e l’archiviazione delle fatture emesse dalle aziende private che lavorano per le Amministrazioni pubbliche dovranno essere effettuate esclusivamente con modalità elettronica.

Si tratta di una vera e propria rivoluzione "digitale", che come tutte le rivoluzioni può risultare positiva o negativa a seconda del modo con cui viene attuata. Nel caso specifico, se applicata correttamente e con mezzi adeguati, a fronte di iniziali problemi di  adattamento iniziali degli operatori, i benefici in termini  di velocità e funzionalità potrebbero essere nettamente superiori. Di converso, una ennesima rivoluzione annunciata ma mai praticata nei fatti, minerebbe definitivamente la fiducia verso l'apparato pubblico, incrinandone la credibilità anche verso l'esterno.

In termini pratici, chi non rispetterà tale obbligo di emissione della fattura elettronica, non potranno più essere pagati. La Cgia di Mestre ricorda che tale novità non è assoluta: già dallo scorso mese di giugno i fornitori dei ministeri, delle agenzie fiscali e degli enti previdenziali hanno l’obbligo, dopo aver eseguito l’erogazione di un bene o di un servizio, di emettere la fattura elettronica.

Da martedì la trasmissione delle fatture avverrà attraverso un sistema di interscambio gestito dall’Agenzia delle Entrate al quale le imprese dovranno inviare le fatture, sarà questa struttura a inviare agli uffici delle singole amministrazioni il documento informatico.

Le singole amministrazioni saranno chiamate a identificare i propri uffici deputati alla ricezione delle fatture elettroniche e ne cureranno la registrazione nell’Indice delle Pubbliche Amministrazioni (IPA). Si tratta di un adempimento importante: questo codice dovrà essere indicato nella fattura elettronica e sarà tra le informazioni che gli uffici pubblici daranno ai propri fornitori. A fronte di una unica Amministrazione vi potranno essere più uffici, relativi alle diverse articolazioni della medesima .

“Stando ad alcune stime – segnala il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi – le imprese fornitrici della Pubblica amministrazione obbligate a rispettare questo nuovo adempimento sarebbero 2 milioni. A regime dovrebbero essere 50 milioni all’anno i file-fatture che i fornitori della Pa invieranno al sistema di interscambio per un valore complessivo che, secondo alcune stime, ammonterebbe a 135 miliardi di euro. Speriamo, come in più di un’occasione ha sottolineato il Governo, che questa nuova operazione acceleri i tempi di pagamento della Pa. Sebbene siano stati fatti degli importanti passi in avanti, la nostra Pubblica amministrazione rimane la peggiore pagatrice d’Europa. L’anno scorso ha pagato mediamente dopo 165 giorni, contro una media Ue di 58”.