Referendum trivelle, niente quorum, perde comunque la democrazia

Il referendum sulle trivelle non passa, la stragrande vittoria dei sì (85%) non basta ad abrogare la norma sulla durata delle concessioni entro le 12 miglia. 51 milioni di italiani sono stati chiamati al voto anti-trivelle in un clima di assordante propaganda astensionista del governo e di scarsa informazione sulla concreta posta in gioco. Renzi ha occupato la tv di stato e quella amica consigliando di non votare, i giornali hanno cancellato l’appuntamento dalle prime pagine e quando della vicenda referendaria si è parlato lo si è fatto costretti dalla vicenda delle dimissioni del ministro Guidi per le note vicende “petrolifere”. Questa volta è mancato all’appello anche il popolo dei 5Stelle, interessati evidentemente solo alle battaglia di Palazzo. Insomma la strada per il quorum era più che in salita era una missione impossibile anche per la sfiducia dopo i tanti referendum vinti e traditi, ultimi quelli del 2011 su acqua pubblica e nucleare, gli italiani hanno nella loro maggioranza deciso di andare la mare. Pochi minuti dopo la chiusura delle urne, il primo a commentare è stato il presidente del Consiglio Matteo Renzi con un discorso da Palazzo Chigi. E ha attaccato, senza citarlo, il governatore dem della Puglia Michele Emiliano: “Ha perso chi voleva il voto per motivi personali”. Matteo Renzi, che non aveva esitato a sfidare gli avversari con il suo appello all'astensione, in conferenza stampa subito dopo la chiusura dei seggi, ha detto, rivolto ai paladini del referendum, che “la demagogia non paga” e che “tra i vincitori non c'è il governo, ma gli operai, gli ingegneri e quanti domani torneranno ai loro posti di lavoro e sulle piattaforme”. Tra i perdenti il premier non mette “i cittadini che sono andati a votare: chi vota non perde mai - ha detto - ma quei pochi consiglieri e qualche presidente di Regione che hanno voluto la conta a tutti i costi, cavalcando il referendum per ragioni personali”.
Le polemiche ieri erano andate andate avanti per tutta la giornata così come succedere oggi, soprattutto all'interno del Pd dove, contrariamente al resto del Paese dove la vicenda verrà presto archiviata, gli strascichi resteranno pesanti. I problemi infatti riguarderanno i contraccolpi all’interno del partito in vista delle amministrative, ma anche del referendum confermativo sulle riforme costituzionali che diventerà un vero e proprio plebiscito pro o contro Renzi che continua però ad evitare di andare alle urne nel modo tradizionale, le elezioni politiche alle quali è evidentemente allergico.