DI NATALE, TOTTI E ROSSI: PROTEGGERLI COME PANDA

E' proprio vero che il ricordo e la gratitudine non sono valori condivisi nello sport quando gli assi imboccano il viale del tramonto. Che tristezza! Lo sostiene lo svizzero Roger Federer, il re del tennis per 302 settimane (di cui 237 consecutive) , in un articolo sul “Corriere della sera” in cui giustamente sostiene che le 'bandiere' delle varie discipline vanno protette come i panda.
Anche, e sopratutto, se l'anagrafe gioca contro. Ciononostante, o forse ancor più per questo, va ricordato con amore l'impronta che hanno saputo dare.
Federer si riferisce sia al passato sia all'attualità. Come non ricordare il trattamento riservato a Franco Baresi e a Paolino Maldini, per decenni 'Fort Alamo' della difesa rossonera, ignorati dal Milan berlusconiano quando hanno appeso le scarpette al chiodo?
Passando all'attualità, tre clamorose conferme. Dopo centinaia di gol che hanno reso grande l'Udinese, Totò Di Natale, osannato dai fan friulani tanto da esser quasi identificato con la società dei Pozzo, non è stato neppure convocato per le partite contro il Napoli e a Genova contro la Samp.
Dato che De Canio non è certo un 'cuor di leone', è arrivato un ordine dall'alto anche perché si vocifera che, contrariamente alle aspettative, a Totò non sarebbe assicurato neppure un futuro da dirigente. Il mancato vertice chiarificatore, suo e del procuratore, con Pozzo, è saltato davvero per un'indisposizione del 'paròn'? E allora perché non organizzarlo dopo?
Non si possono dimenticare i tanti gol, e nemmeno il fatto che il giocatore seppe resistere alle tentazioni della Juventus anche per pressione della famiglia che, come lui, amava e ama Udine.
Non sono valori da mettere nello scrigno questi?
La 'querelle' di Spalletti con Francesco Totti e l'esclusione del 'pupone', 'ottavo re di Roma e indiscusso sovrano del Testaccio', è la fotocopia del caso precedente. Visto che i risultati colti dalla squadra giallorossa dopo il suo siluramento sono stati ottimi, molti hanno messo disinvoltamente nel cassetto il luminoso passato, tale per il decisivo apporto di Totti.
Tra i tifosi delle due ruote si stanno pian piano dimenticando, dato che l'età non concede alibi, i tanti trionfi colti in tutto il mondo da Valentino Rossi. Re incontrastato di un paese marchigiano (provincia di Pesaro) interamente pavesato con le magliette del suo numero di gara (46), manco si prattasse della festa del patrono. Si chiama Tavullia e nel dialetto locale significa “la tomba”. Non a caso: vi son finiti la gratitudine e il ricordo.