Perchè il petrolio crolla e la benzina no?

E' un dato di fatto evidente che mentre il prezzo del petrolio scende o frana, quello della benzina rallenta molto meno vistosamente.

In termini matematici, mentre il costo del barile di petrolio è crollato dell'80% dai massimi del 2008 (almeno il 40% negli ultimi tre mesi), il prezzo alla pompa poco più del 30% dai massimi di qualche anno fa (circa il 15-20% negli ultimi mesi). Una differenza sostanziale che pesa tutto sulle tasche dei cittadini che si recano a fare benzina.

Tra le cause di questo fenomeno, la prima è di tipo valutario: il prezzo del barile è valutato in dollari e non in euro, la moneta unica si è rafforzata molto negli ultimi tempi rispetto al biglietto verde. Ne consegue che l'effetto del crollo del prezzo del greggio viene in parte mitigato quando lo si vede con gli occhi di chi sta all'interno dell'Unione europea. Se il barile di petrolio ha perso l'80% del suo valore dai picchi del 2008 (e oltre il 40% negli ultimi tre mesi), l'impatto ricalcolato in euro è un po' inferiore (comunque il 70% se si ragiona rispetto ai massimi storici). In pratica l'euro forte ci fa perdere una parte del beneficio del crollo del prezzo del petrolio.

Altro aspetto, più noto, è quello legato alla imposizione fiscale, la componente fiscale da versare allo Stato quando ci si ferma dal benzinaio è davvero salata: tasse e accise pesano in Italia circa il 70% sul prezzo finale, e questo segna gran parte della differenza fra il nostro Paese e altri in Europa. Il caso delle accise (che sono fisse, e quindi pesano in proporzione automaticamente di più quando il prezzo si riduce) è forse il più emblematico e si presta in modo particolare e ben si presta alle recriminazioni e alle lamentele dei consumatori. Un contributo viene anche dall'aumento dell'IVa (dal 20% al 22%).

Se il petrolio fosse gratuito e la sua distribuzione pure, la benzina costerebbe comunque oltre 50 centesimi al litro (la quota fissa).