Finalmente qualche soldo in più nelle tasche degli italiani, ma la prudenza mediatica per Renzi, fosse uno statista, sarebbe d’obbligo

Che sia merito delle politiche del Governo Renzi o più probabilmente della più favorevole congiuntura internazionale poco importa, finalmente il ritorno del segno più sul Pil diventa non solo una sterile percentuale, ma sembra stia “mediamente” mettendo qualche soldo in più nelle tasche delle famiglie. Questo almeno è quanto ci raccontano gli ultimi rilevamenti dell’Istat sulle famiglie e le aziende italiane. La ripresa italiana sbandierata dal premier come una sua personale vittoria non è più in sostanza solo una proiezione statistica, una curva su un diagramma, ma porta qualche pur se piccolo risultato tangibile all'economia reale. Secondo l'istituto di rilevazione infatti iI reddito disponibile per le famiglie è salito infatti dell’1,3% in tre mesi. Lato meno positivo, ma più che ovvio, questo non si è tradotto, se non in parte in nuovi consumi. Solo una scintilla ancora troppo blanda per innestare l'auspicata ripresa del motore economico del Paese, ma un inizio che sarebbe sbagliato trascurare come è sbagliato enfatizzarlo. E se da un lato il mondo della politica, in un senso o nell'altro, legge i dati con la tipica strumentalità di chi pensa alla prossima scadenza elettorale, più prudente è la posizione di imprese, aziende e famiglie. Una cautela che si riscontra anche nelle scelte che sempre secondo dati Istat ci raccontano che le aziende mantenendo la quota di profitti stazionaria ancora non investono, anzi il contrario, si registra un’ulteriore erosione degli investimenti produttivi. Difficile infatti, dopo anni di malanni, essere talmente ottimisti da mettere mano al portafoglio. Insomma prevale la prudenza e torna ad aumentare la logica dell'accantonamento di riserve finanziarie, o nel caso delle famiglie, torna l’investimento-rifugio nel mattone. Così il settore immobiliare che era sprofondato in un vortice negativo ha visto da diversi mesi una timida ma sostanziale ripresa nelle compravendite e ritrova un piccolo aumento congiunturale dei prezzi, un +0,2% che lascia sperare. Il problema non è che gli imprenditori ed i consumatori siano diventati tutti degli averi e pavidi accantonatori, ma che la situazione internazionale si somma a quella nazional e che troppe sono le sirene d'allarme che fanno pensare a possibili battute d'arresto di una ripresa troppo timida per essere considerata affidabile. Gli italiani hanno scoperto infatt a loro spese che la globalizzazione dell'economia provoca dissesti anche quando i fatti, una guerra o una catastrofe finanziari, sono geograficamente lontanissime. Ma le ripercussioni si amplificano devastanti come le onde sismiche. Basterebbe uno stravolgimento, non impossibile del resto, degli interessi energetici, per ributtare un Paedse come il nostro nella crisi,  Comunque per ora i dati  dell’Istat sono positivi ed è bene accontentarsi, questi sono arrivati fra l'altro all’indomani di quelli sul lavoro, anch’essi moderatamente positivi, anche se contestati,  facendo inopinatamente cantare vittoria al Governo. Un errore enfatizzare i modesti passi in avanti, troppo trionfalismo è infatti ancora troppo lontano dalla percezione reale della situazione che si ha nella società reale e non in quella ovattata dai mille interessi tipica dei palazzi romani. La differenza fra una politica mediocre e una che sia effettivamente proiettata sul futuro sta infatti proprio nella corretta gestione delle “buone” notizie. In questo purtroppo il governo Renzi, come del resto quelli che l'hanno preceduto per un ventennio, non ha brillato. Pensare che i cittadini siano dei giuggioloni che si possono intortare solo mediaticamente ottiene dei risultati che diventano fuochi di paglia elettorali. Lo dimostra l'andamento ondivago dell'elettorato, lo spostamento di milioni di voti in direzioni anche opposte. Il problema non è infatti che non pesano più le ideologie, il problema che a tenere sopite le differenze sono proprio i nostrani faccendieri della politica, che come novelli apprendisti stregoni pensano, esattamente come il “Topolino” di Fantasia di Walt Disney, di poter ripulire il Paese dalle incrostazioni della crisi usando maldestramente una bacchetta magica che alla fine gli si rivolta inevitabilmente contro.

Fabio Folisi