L’inghilterra anti-europeista, a suo uso e consumo

L'Inghilterra non mai amato troppo l'Europa, "il Continente" come amano definirci allo scopo di distinguersi in maniera netta. E non hanno mai fatto nulla per nasconderlo, preferendo di gran lunga i cugini d'oltre Oceano, gli STati Uniti, con cui condividono, se non la moneta, almeno il sistema di misurazione (distanze, volumi, pesi, ecc.), sport, il diritto e, in parte, anche uno stile di vita e filosofico che di potrebbe definire "anglosassone".

Sino ad oggi, più per necessità che virtù, si erano praticamente "tappato il naso" costringendosi a restare almeno con un piede nella vicina Europa, affascinata dalla stabilità promessa dalla moneta unica, più che dal desiderio di creare una vera unione di Stati europei.

Questo sorta di opportunismo "english-style" aveva convinto sino ad oggi oltre la metà degli inglesi, spingendo il Cameron di turno a fare compromessi, anche se a fatica. Sino ad oggi. Sembra, infatti, che i recenti attacchi a Parigi abbiano fatto vacillare forse anche più della crisi economica i sogni di una Euro-unione, convincendo molti inglesi d'oltre Manica a gettare alle ortiche la bandierina azzurra con le stelline gialle. Risultato: per la prima volta la maggioranza (52%) dei suddiditi di sua maestà la Regina, sarebbero favorevoli alla uscita (totale) della Gran Bretagna dall'Ue (definita con un inglesismo tipico: "Brexit").

Questo dato è emerso da un sondaggio realizzato in esclusiva per The Independent all'indomani degli attentati di Parigi. Si tratta, dunque, di un sondaggio fatto ad arte per colpire "la pancia" degli inglesi, non certo la loro testa. Un sondaggio che, seppure falsato dall'onda emotiva del fatto traumatico, resta comunque un segnale di un crescente malessere verso un sogno che sembra incrinarsi sempre di più sotto i colpi delle avversità esterne ed interne: dal malcelato e mal sopportato dominio interno della Germania, alle difficoltà economiche della perdurante crisi ed ora anche alla crisi politica e destabilizzante prodotta dagli attacchi terrotistici scatenati dell'Isis.

Troppo facile, verrebbe da dire, tagliare la corda quando la situazione si fa difficile e diventa più importante (per tutti) restare uniti e fare quadrato contro le difficoltà. Davvero troppo comodo; l'opportunismo può essere tollerato e tollerabile, ma nella consapevolezza che da scelte precise, poi non si torna più indietro. Neppure quando, passata la tempesta, ritorna il sereno.Nessuna festa, dunque, per il figliol prodigo se torna indietro nei suoi passi. (G.S.)