Troppi accordi sulla carta troppe vittime sul campo

La cronaca delle ultime ore ripropone drammaticamente lo stridore tra l'entusiasmo dei negoziatori diplomatici che annunciano con enfasi accordi per frenare l'ondata terroristica nelle aree più 'calde' del Pianeta e la tragica realtà delle centinaia di vittime che, proprio mentre loro avviano le trattative, insanguinano Siria, Libia, Nigeria e Somalia.
La strategia dell'Isis si conferma: appena comincia a Ginevra un difficile negoziato per frenare la guerra intestina che da 5 anni dilania la Siria sferrano un attacco terroristico alle porte della capitale Damasco.
La loro strategia trova addirittura un puntello nei negoziatori siriani dato che i rivali del dittatore Assad si rifiutano di sedere allo stesso tavolo della trattativa con gli inviati del 'raìs' e quelli curdi (che sono i più accaniti oppositori dell'Isis) condizionano il loro appoggio al riconoscimento della loro autonomia.
Stesso réfrain per la Libia: in Marocco sono stati faticosamente raggiunti vari accordi per la riunificazione politica tra il Governo filo-islamico della capitale e quello di Tobruk, vicino all'Egitto, riconosciuto dalla comunità internazionale.
Ma ogni volta c'è un granello che blocca l'ingranaggio: o uno dei due Governi si tira indietro o non ci stanno le bande armate che dominano nel deserto oppure i miliziani che sostenevano Gheddafi e ora si sono uniti all'Isis nella zona in cui nacque il raìs, Sirte, ricca di petrolio.
In Somalia il ruolo di primattore nella destabilizzazione attraverso gli attentati spetta ad Al Shaabab che allunga i suoi tentacoli anche sul vicino Kenya.
Infine la Nigeria: dopo mesi di continue azioni terroristiche, Boko Haram ha compiuto una mattanza nella zona a maggioranza cristiana del Paese. Scelta che però poco ha a che fare con la religione; nei territori attaccati ci sono importanti giacimenti di petrolio.
Che fare si chiedeva Lenin? Gli Usa non si fidano di Putin, i turchi nemmeno. Americani e italiani preparano sottotraccia un'azione in Libia. Ma intanto nulla si muove. Però si continua a morire.

Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it