TARTADAY 2017: 60 NIDI DI TARTARUGHE MARINE CENSITI IN ITALIA

Domenica 6 agosto scorso, è stato celebrato il Tartaday, la giornata dedicata alla salvaguardia delle tartarughe marine e del loro habitat.
Tantissimi centri di cura e recupero di questi splendidi animali hanno aperto le porte ai visitatori per illustrare il loro lavoro e far conoscere da vicino le tartarughe marine ancora ricoverate. Ma non solo: da ieri e sino alla metà di agosto, i centri organizzeranno le liberazioni degli esemplari curati e pronti per tornare a vivere in mare. Gli eventi (http://www.tartalife.eu/it) potranno essere seguiti da cittadini e turisti sulle spiagge o sulle barche che accompagneranno gli esemplari verso la libertà.
Tartaday è una delle iniziative organizzate nell’ambito del progetto finanziato dalla Commissione europea TartaLife, che in tre anni ha permesso di curare presso i centri che aderiscono al progetto e restituire al mare circa 900 tartarughe.
“Un numero che è in netto aumento rispetto a cinque anni fa”, ha dichiarato Alessandro Lucchetti del CNR-ISMAR di Ancona, capofila del progetto, “segno evidente che l’intensa opera di formazione e sensibilizzazione dei pescatori italiani coinvolti nel progetto TartaLife sta dando buoni frutti. Infatti, la maggior parte delle tartarughe che arrivano ai centri di recupero sono conferite proprio dai pescatori, principali responsabili del successo delle misure di conservazione della tartaruga marina che stiamo mettendo in campo da tre anni. Tutti i centri stanno collaborando con passione, ma i centri Adriatici della Fondazione Cetacea (a Riccione) e di Legambiente (a Manfredonia), risultano essere i più attivi, riuscendo a curare ogni anno centinaia di tartarughe”.
L’alto numero di tartarughe recuperato e delle nidificazioni che si moltiplicano sul nostro territorio confermano la possibilità di incidere concretamente sulla salvaguardia di questi esemplari perennemente minacciati dalle attività umane.
L’attività condotta durante TartaLife ha permesso di stimare che, solo in Italia, ogni anno circa 50mila tartarughe marine Caretta caretta sono vittime di catture accidentali, con la possibilità di circa 10mila decessi; le reti a strascico e le reti da posta, con oltre 20mila eventi di cattura stimati, e i palangari, con oltre 8mila, costituiscono le principali minacce alla conservazione della specie.
E se le catture accidentali possono essere diminuite grazie alla collaborazione dei pescatori professionisti disposti a sostituire gli ami dei palangari e le reti tradizionali con strumenti a più basso impatto, molto rimane da fare per salvare le tartarughe dai pericoli legati all’ingestione di plastiche e rifiuti.
L’Università di Siena ha trovato rifiuti di plastica nel tratto gastrointestinale del 71% delle tartarughe analizzate. Nella maggior parte dei casi si tratta di plastiche fluttuanti che le tartarughe scambiano per meduse ma da questi animali sono stati estratti anche cotton fioc, pezzi di rete, tappi e piccoli oggetti abbandonati in mare.
“I centri di recupero delle tartarughe marine stanno svolgendo un ottimo lavoro e la collaborazione con i pescatori professionisti ha dato risultati eccezionali”, ha detto la presidente di Legambiente, Rossella Muroni, “ma le Caretta caretta e le altre specie di tartarughe marine diffuse nei nostri mari sono minacciate anche da altre attività umane. Il traffico marittimo, il degrado e la cementificazione delle coste, la “mala depurazione” e l’abbandono dei rifiuti sulle spiagge, la pulizia degli arenili con mezzi meccanici invasivi continuano a rappresentare rischi concreti per la sopravvivenza di questi animali”.
Lo scorso anno sulle nostre coste sono stati certificati 60 nidi (quindi si presume siano stati oltre un centinaio, considerando la difficoltà di censimento), di cui 41 sulle coste della Calabria, e quest’anno probabilmente i numeri saranno ancora più alti.
Il progetto Tartalife è finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma LIFE ed è cofinanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali - Direzione Generale Pesca e dalla Regione Marche, con lo scopo di tutelare le tartarughe marine. Il progetto è promosso nelle 15 regioni italiane che si affacciano sul mare; il capofila del progetto è il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) – Istituto di Scienze del Mare di Ancona che coordina le azioni degli altri sei partner coinvolti, oltre al Consorzio UNIMAR: Provincia di Agrigento, Ente Parco Nazionale dell'Asinara, Fondazione Cetacea, Area Marina Protetta Isole Egadi, Legambiente e Area Marina Protetta Isole Pelagie.