Novità sulla vicenda di Sasha Colautti, operaio della Wartsila di Trieste trasferito a Taranto dopo il suo rientro dal distacco sindacale

Ci sono novità per la storia di Sasha Colautti lavoratore della Wartsila di Trieste trasferito a Taranto dopo il suo rientro dal distacco sindacale. La storia è nota, dopo un lungo periodo di attività sindacale come segretario della Fiom, decide di aderire all’Usb: è in sostanza contrario alla nuova linea del suo sindacato ed in particolare al contratto nazionale che secondo Colautti è pesantemente peggiorativo delle condizioni dei lavoratori, ma che la stessa Fiom aveva deciso di sottoscrivere. Quello che è successo dopo è che al suo rientro in fabbrica dal distacco sindacale Wartsila anzichè reintegrarlo nel suo posto di lavoro a Trieste decide un trasferimento a Taranto a oltre mille chilometri di distanza. Sasha Colautti, che tra l’altro ha famiglia e figli piccoli, non accetta e si incatena ai cancelli della fabbrica, scatta immediata la solidarietà, con iniziative in tutta Italia e si apre un contenzioso giudiziario. La novità odierna non giunge dalle aule giudiziarie ma da quelle parlamentari, infatti a seguito di una interrogazione parlamentare presentata dalla parlamnetare di Sinistra Italiana Serena Pellegrino il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha verificato che nello stabilimento di San Dorligo della Valle è tuttora presente il reparto di lavorazioni meccaniche nel quale Colautti lavorava.
Questa l’importante presa di posizione del Ministero del Lavoro, spiega Serena Pellegrino: Colautti ha presentato ricorso in Magistratura, chiedendo la declaratoria di illegittimità del trasferimento ed è in questo contesto, più precisamente nella fase del tentativo di conciliazione in corso, che si inserisce la risposta fornita oggi dal Ministero del Lavoro. Restiamo tuttavia estremamente preoccupati, perchè è ampiamente dimostrato che la magistratura è continuamente chiamata ad intervenire dove la politica è drammaticamente assente. Di continuo il Governo si dimostra in posizione di sudditanza nei confronti del capitale. Con il JobsAct e l’abolizione dell’art. 18, oltre ad aver reso insicuri anche i lavori a tempo indeterminato, è stata spianata la strada ad un padronato sempre più arrogante nei rapporti con i propri dipendenti e nei confronti delle organizzazioni sindacali. Sul caso di Sasha Colautti, oltre agli interventi del Parlamento, si è manifestata una fortissima solidarietà popolare e una aperta dissidenza su un provvedimento che è palesemente antisindacale e lesivo.
Ma se non ci fosse stata questa protesta corale, probabilmente Wartsila avrebbe potuto agire in modo del tutto indisturbato, esattamente come accade ogni giorno in moltissime altre aziende, in tutta Italia. Senza che il dicastero preposto intervenga.” Conclude la parlamentare: “ E’ evidente la contraddizione in essere tra il ruolo istituzionale che dovrebbe svolgere il Ministro del Lavoro e gli obiettivi della pseudo riforma del lavoro: in questa contraddizione si radicano gli abusi di potere di società che credono di poter abusare del proprio potere e violare i diritti conquistati dai lavoratori italiani.
Nel caso specifico, risalta ulteriormente anche il paradosso del significativo supporto economico pubblico garantito a Wartsila dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dallo Stato: dovrebbe essere automatico che a fronte di interventi a sostegno dell’occupazione, e di conseguenza del profitto della proprietà, si determini un più efficace controllo sulle decisioni della dirigenza societaria e sul controllo del rispetto dei lavoratori »