A LONDRA SI ROTTAMA TUTTO PRIMA CAMERON, ORA BLAIR

La rottamazione 'predicata' da Matteo Renzi è una barzelletta a confronto di quella che sta attuando la politica inglese. Prima, tra i conservatori, la brexit ha mandato in pensione David Cameron, sostituito a Downing Street da Theresa May, adesso il congresso laburista di Liverpool ha decretato il trionfo di Jeremy Corbyn, il Bertinotti di Albione, e ha relegato in archivio la 'terza via' di Tony Blair, divenuta poco più che uno scheletro nell'armadio della Sinistra.

Con Corbyn si rivalutano le bandiere storiche del Labour: pacifismo, egualitarismo sociale, dura opposizione ai programmi economici di austerità, disprezzo per l'establishment del partito. Infatti Jeremy è contrastato dalla maggioranza dei suoi parlamentari.
Ma allora come ha fatto a vincere? Ci è riuscito grazie a tre fattori: l'hanno appoggiato i giovani di recente iscrizione che si richiamano alle suggestioni marxiste e sono distanti anni-luce dalle oligarchie londinesi, inoltre i sindacati che da sempre condizionano gli equilibri del partito, infine perché non ha avuto avversari autorevoli.
Facendo della semplicità il suo biglietto da visita, Corbyn ha cavalcato l'onda della protesta, il più coeso in uno schieramento che, pur avendo ottenuto il 30% alle ultime elezioni politiche, è molto diviso ed eterogeneo.
L'ha dimostrato la recente 'guerra civile interna' sulla brexit, che ha prodotto più danni che fra i conservatori. Corbyn si è pilatescamente defilato dalla contesa pur essendo in cuor suo anti-Ue. Camaleontismo, ambiguità voluta.
Eletto nel 2015 dopo la Caporetto di Ed Miliband, finora ha affrontato due test, ma li ha persi entrambi. Il partito è arretrato alle Amministrative pur riconquistando Londra (ma con Sadiq Khan, non vicino a Corbyn) e ha subìto lo smacco nella sua roccaforte scozzese finendo al terzo posto, dietro persino ai conservatori.
Con lui, adesso, il Labour non assume di certo l'immagine di solidità e di innovazione, anzi sceglie l'opposizione perenne. Che il suo movimento che cavalca il malcontento possa trasformarsi in partito-leader è al momento uno scenario che pare irrealizzabile.

AUGUSTO DELL’ANGELO

Augusto.dell@alice.it