Inchiesta sulla corruzione in Corea, lo scandalo investe anche i vertici della Samsung

Paese che vai scandalo che trovi e quello in Corea si allarga a macchia d'olio. Dopo la Presidente Park l'inchiesta più scottante degli ultimi anni in Asia arriva a coinvolgere anche i vertici di un colosso globale come Samsung. Con conseguenze del tutto imprevedibili. Lee Jae-Yong, vice presidente di Samsung electronics e rampollo dell'ultima generazione della famiglia fondatrice del gruppo Samsung, si e' presentato oggi dal team investigativo speciale al lavoro sullo scandalo che ha colpito la presidente della repubblica Park Geun-Hye e la sua stretta confidente Choi Soon-Sil. La posizione di Lee si e' complicata tanto da essere indagato per corruzione - e potrebbe rischiare l'arresto - con l'accusa d'aver erogato fondi a Choi per 18 milioni di dollari in cambio dell'aiuto politico in un'operazione di riassetto strategico intragruppo in cui era coinvolto il National pension service, fondo pensione pubblico sudcoreano.Esprimo le mie piu' profonde scuse per non essere riuscito a dare un'immagine positiva a causa di questo incidente", ha detto Lee davanti alla selva di microfoni e telecamere piazzati questa mattina al suo ingresso nella sede del team investigativo, a sud di Seul.   Tutta la vicenda è incentrata sull'amica della presidente Park Geun-Hye, Choi Soon-Sil, sua confidente che ha sempre agito nell'ombra e che è stata arrestata a inizio novembre per frode e abuso di potere. Choi, 60 anni, è accusata di aver utilizzato la sua influenza su Park per costringere gruppi industriali a versare fondi a fondazioni chiacchierate, fondi di cui si è in seguito servita a scopi personali. La "sciamana" tra sette e mistero La protagonista principale dello scandalo che sta affrontando la Corea del Sud è Choi Soon-sil, amica e confidente della presidente Park Geun-hye, legata a un misterioso culto che affonda le sue radici nella tradizione sciamanica coreana. Il contatto tra il mondo dei Park e quello dei Choi avviene in un momento drammatico per la famiglia della presidente. Nel 1974, durante una rappresentazione presso il Teatro nazionale di Seoul, un nordcoreano proveniente dal Giappone, in un tentativo di assassinare il dittatore, ne uccise la moglie Yuk Young-soo, madre dell'attuale presidente. Fu in quel momento che Choi padre avvicinò Park Geun-ye, scrivendole - secondo quanto racconta il quotidiano JoongAng Ilbo - di aver ricevuto in sogno la visita della defunta Yuk. Cominciò così l'amicizia tra la 24enne Park e l'uomo, fondatore di una misteriosa setta ( Yeongsaenggyo, ossia "Vita eterna"), caratterizzata da una sincretica fusione di buddismo, cristianesimo e del movimento sciamanico coreano chiamato Ceondoismo, che portò la figlia del dittatore a guidare una serie di istituzioni attivistico religiose costituite da lui e a iniziare un rapporto, diventato negli anni sempre più stretto con la figlia del leader religioso Choi Soon-sil.
Quando nel 1977 i rapporti della Kcia, il famigerato servizio d'intelligence sudcoreano, indicarono in Choi un uomo corrotto, questi riuscì a farla franca proprio grazie a Park Geun-hye. Il nome dell'uomo ricorre anche nelle carte del processo al capo della Kcia Kim Jae-gyu che assassinò il dittatore, padre della presidente, durante un banchetto: tra le sue motivazioni ci fu anche l'inerzia di Park Chung-Hee nei confronti di Choi. Nel 1986 - sempre secondo JoongAng Ilbo - la sorella minore dell'attuale presidente, Park Geun-ryeong, scrisse alla Casa blu un appello affinché si facesse qualcosa contro Choi. "È un corrotto e dovrebbe essere severamente punito e mia sorella Park Geun-hye dovrebbe essere salvata dalla sua morsa", scrisse la donna. Dopo la sua morte, nel 1994, il suo posto è stato preso dalla figlia che ha continuato a esercitare la sua influenza su Park, anche in maniera più forte. Nel 2007, secondo quanto ha rivelato WikiLeaks, l'ambasciatore Usa Alexander Verbshaw espresse in un cablo a Washington preoccupazione per il rapporto tra quella che sarebbe diventata la leader e la figlia di Choi, che definì il "Rasputin coreano" e che avrebbe, pare, creato persino un gruppo segreto, definito "Otto fate", per controllare gli affari di stato.