ASSISTENZA E WELFARE TROPPO A CARICO DELLE FAMIGLIE

Negli ultimi anni il lavoro domestico in Italia e in Europa ha acquisito sempre maggior rilevanza, facendo fronte all’invecchiamento demografico, da un lato, e alla crescente partecipazione delle donne al mercato del lavoro, dall’altro. Considerando il progressivo calo della spesa pubblica per la famiglia e l’assistenza, le famiglie si trovano ad essere il fulcro del sistema nazionale di welfare, con più responsabilità che benefici.
Questo il quadro che emerge da una ricerca DOMINA (Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico, firmataria del CCNL sulla disciplina del lavoro domestico) realizzata dalla Fondazione Leone Moressa, presentata questa settimana alla Camera di Commercio di Roma.
Nel Dossier 1 viene stilato il profilo del datore di lavoro domestico.
Nel 2015 presso le famiglie italiane sono assunti in regola 886.125 lavoratori domestici (57,6% Colf, 42,4% Badanti). Dal 2007, il numero complessivo è cresciuto mediamente del 42%. Secondo le stime DOMINA, considerando anche i lavoratori irregolari si supera la soglia di 1 milione di lavoratori domestici, a sostegno delle famiglie.
L’impatto economico e sociale. Dall’analisi dei dati INPS e DOMINA si può calcolare una spesa delle famiglie di circa 7 miliardi di euro l’anno, di cui quasi 1 miliardo in contributi versati allo Stato.
Il Dossier 2 indaga sul CCNL del lavoro domestico e sulla sua capacità di rispondere alle esigenze delle famiglie.
Il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro Domestico del 2013 ha portato benefici concreti sia per le famiglie che per i lavoratori, introducendo maggiori tutele e garanzie, come: l’assunzione per sostituzione, le precisazioni burocratiche, tutele per malattia e maternità, la regolarizzazione dei permessi e dei riposi, la risoluzione dei rapporti di lavoro e preavviso. Tuttavia, l’incontro tra Domanda e Offerta resta informale (in 6 casi su 10) e solo 1 famiglia su 10 riceve sovvenzioni pubbliche per il lavoro domestico.
Il Dossier 3 si intitola “Le famiglie datori di lavoro come agenti del cambiamento”.
Il ruolo delle famiglie nella gestione dell’assistenza e del welfare consente allo Stato di risparmiare costi di gestione di strutture per l’assistenza, e al contempo permette alle donne autoctone di entrare e rimanere nel mercato del lavoro, affidando ad altre persone il compito di risolvere il problema della conciliazione tra tempi di vita e di lavoro.
DOMINA stima che le somme non incassate a causa del lavoro nero potrebbero rientrare grazie a politiche fiscali ad hoc a sostegno delle famiglie che assumono un lavoratore domestico. Alcune buone pratiche europee potrebbero aiutare, come i buoni lavoro francesi o belgi, in cui il 60% degli oneri è coperto dallo Stato.
Il Dossier 4, infine, titola “Le politiche sul lavoro domestico alla luce della Convenzione ILO n. 189/2011: situazione italiana e confronto internazionale”.
Altro passo in avanti è stata la Convenzione ILO 189/2011, che dà pieno riconoscimento al lavoro domestico e fornisce strumenti per il contrasto al lavoro nero.
Dal confronto europeo si nota come nei paesi mediterranei, in particolare, la gestione dell’assistenza e della cura sia affidata alle famiglie, con un impegno dello Stato molto minore rispetto ai paesi nordici. Per questo, in Italia è più diffuso il lavoro domestico rispetto alle strutture assistenziali: i lavoratori domestici in Italia sono il 3,5% di tutti gli occupati (contro l’1,0% della media Ue 28).